Condivisione di implacabili desideri

Damon / Arun

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  1. Damon Mano Rossa
     
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    -Io sono paziente- Ribatté quasi in modo piccato, forse per il fatto che tutto fosse rimasto così, in un limbo d'aspettativa, dopo la scomparsa della falange.
    Avvertì il proprio corpo pigolare nel silenzio dell'insoddisfazione, ricercando qualcosa che neanche lui sapeva esattamente. Ingoiò a vuoto un paio di volte, spingendo appena la mano contro quel petto, dove prima riposava in una vacua carezza, guardando il viso dell'uomo con un certo timore.

    Non che avesse paura, Damon, ma essendo estraneo a pratiche che Arun pareva aver affrontato in diverse occasioni lo metteva su un gradino inferiore di conoscenza. Sapeva che avrebbe fatto male e il tergiversare dell'altro non l'avrebbe aiutato poi molto.
    Provò a parlare, ma la gola si risucchiò ogni sillaba, all'ingresso del membro turgido del re nel suo retto.

    Di scatto coprì gli occhi con le palpebre e una mano, evitando ogni contatto nell'esatto istante d'incontro fra di loro, nell'accettazione del suo sesso voglioso fra le sue natiche sode. Le labbra combatterono nell'inevitabile desiderio di esporre il proprio dolore, ma Damon le serrò fino a farsi male, accorgendosi in un secondo momento che aveva premuto l'arcata superiore dei denti sulla carne, ferendosi con un canino.

    Il gusto del sangue lo distrasse per una manciata di secondi, prima di debellare ogni freno alla libidine, lasciandosi andare ad un vocalizzo roco.
    Sentì sopra di se la figura imponente, ora ai suoi occhi nuovamente liberi di spaziare nella vista, di Arun che lo sormontava come una montagna su una placida piana dormiente.
    Intenzionalmente sospinse il bacino verso di lui, ed esplose ancora il fastidio, il dolore pressante che, via via, presero nei gesti dell'altro un connubio di piacere soddisfacente. Portò la mano ad ancorarsi alla sua spalla, mentre l'altra tirava egregiamente il lenzuolo sotto di loro, in una mimica intraducibile.
    -L'attimo sta passando, Arun. Ti prego, muoviti...- Disse tutto con voce strozzata, ingoiando nuova saliva impastata.
     
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    Sorrise mellifluo il re di quelle terre d'oro, mentre osservava il viso contratto dell'altro sovrano mentre il dolore sfociava lentamente in un piacere appagante. Iniziò dunque a muoversi, decidendo di accontentare quella preghiera.
    Lussuriosa, dolce, suadente, come la carezza che sfiorò la guancia di Damon prima che le spinte divennero secche e fameliche.
    Poiché Arun non aveva mezze misure, sia fuori che dentro il letto.
    Si spinse al suo interno giungendo laddove la sua lunghezza glielo permetteva. Le mani s'ancorarono alle ginocchia flesse di Damon, per dar più foga a quell'atto che tutto assomigliava fuorché all'unione di due persone.
    Parevano invero due animali attui a combatter fra di loro, mentre il sudore si mischiava, come la voce dei loro gemiti.

    Un sonoro schiaffo colpì quella pelle lattea, che poco conosceva le scottature causate dai raggi solari. Le spinte diventarono dondolii studiati, quasi come per dare una tregua all'altro che iniziava ad annaspare.

    - Girati -, gli intimò uscendo bruscamente, prendendolo per i fianchi. Non attese infatti che l'uomo s'accomodasse come meglio gli aggradava. Lo prese per i lombi tirando verso di sé quel culo oramai invaso, e lo riprese senza scuse alcune.
     
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  3. Damon Mano Rossa
     
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    Per la prima volta trovò nel sesso un'appagamento impensabile, sentendosi completo sotto quell'attacco famelico da parte dell'estraneo coetaneo. Non v'era saggezza né sentimento nella ricerca spasmodica di piacere, lasciando che la lussuria fosse il peccato maggiore nell'unione carnale vigente.
    Permise ad Arun d'affondare egregiamente nel suo corpo quasi come se fosse monarca vigente su di esso, dittatore indiscusso nell'accondiscendenza dell'altro.
    E l'ordine perentorio dettò un torbido piacere sconosciuto nell'anima cupa del sovrano di Rhun, che si lasciò plasmare dalle mani dell'uomo come morbida creta: si voltò, ricevendo nuovo dolore misto ad una soddisfazione deliziosa, sospingendosi all'indietro ad ogni colpo inferto.

    Scattò appena allo schiaffo, affondando il volto contro il cuscino, soffocando nella stoffa ogni vocalizzo dettato dal momento, completamente ebro sotto i movimenti animali di Arun.
    Oh avrebbe voluto protrarre all'infinito quel sollazzo peccaminoso, e così fece: con caparbia capacità trattenne il piacere nelle sinapsi e nelle terminazioni del bassoventre, artigliando nei pugni il lenzuolo per evitare di cadere in fallo nella ricerca dell'orgasmo.
     
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    Le mani ebbero un tremito nel mentre che, il volto contrito da spasmi di piacere, veniva ulteriormente imperlato da innumerevoli gocce di sudore.
    Si morsicò il labbro inferiore, il re dominante, mentre un paio di queste corsero lungo la mandibola squadrata per disperdersi nella fitta quanto corta barba.
    Schioccò la lingua contro il palato, mentre i colpi non cedevano nemmeno per un istante.
    Era quasi inebriante, non tanto per l'atto di per sé, piuttosto perché ad essere sottomesso era un qualcuno della stessa carica di colui che dettava regole. Le unghie graffiarono la pelle bianca dei fianchi di Damon, lasciando al loro passaggio ennesimi segni peccaminosi.
    Timbri momentaneamente indelebili che testimoniavano quanto fin la si erano spinti.

    Il bacino di Arun vibrò e fu in quel momento che riprese possesso dell'erezione dell'altro, curvandosi in avanti per far combaciare ancora le schiene.
    Gli regalò una masturbazione che aveva lo stesso ritmo delle sue spinte nel mentre che, senza permesso alcuno, si riversò nel retto altrui.
    Un orgasmo a regola d'arte che decretava la fine di quell'amplesso.
    Ma la mano del re di Umbar non osò staccarsi, continuando a procurare piacere a quella che, in quel momento, era una preda succulenta.
    Sebbene lui non diede segni vocali che accompagnarono l'apice, pretendeva che Damon si facesse sentire, palesando il piacere ultimo con vocalizzi specifici.

    - Avanti... vieni...- gli intimò sussurrando al suo orecchio.
     
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  5. Damon Mano Rossa
     
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    Si sentì invadere in completa armonia con i suoi gesti e si sottomise al suo volere, ingoiando una massiccia quantità d'aria, insieme a saliva in eccesso, producendo un misto di verbo contro la morbidezza del cuscino. Artigliò la stoffa delle lenzuola, tacendo per i successivi minuti in cui l'apice fu richiesto dal suo corpo, come anche dal suo cervello.
    E fu l'ordine di Arun che decretò il raggiungimento dell'orgasmo nel sottomesso, invitando lo stesso a seguirlo in quegli istanti di torbido abbandono della mente, sotto costanti tremori dei muscoli tirati.
    Quando ebbe la possibilità di ricollegare le sinapsi alla realtà della faccenda, Damon si ritrovò ben disteso su quel letto peccaminoso, con persistenti ricordi dell'assoluto abbandono dei sensi; appagato come non mai trasse un respiro, guardando di fronte a se, prima di scostare il volto nella ricerca di quello del monarca padrone di casa.

    Scontrò i suoi occhi con quelli di Arun, e mai annaspo oltre il velo del desiderio fu più vivo in lui. Erano stati attimi irraggiungibili nel quotidiano e ne fu estasiato quanto grato, di tale turbinio d'emozioni.
    -Sei così ospitale con ogni visitatore lontano, o devo supporre che rientro fra quei pochi eletti a tale onore?- Domandò divertito, spostando il peso delle gambe per cercare di trovare una posizione meno disdicevole
     
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    Lo sentì morire a causa di un orgasmo intenso. Poi tutto si placò, come dopo una tempesta improvvisa. Si mise sdraiato, l'anfitrione, con il respiro calmo e ben calibrato. Arun si sentiva a suo agio con la sua nudità /e quella degli altri/, ragion per cui non osò coprire il membro che, lentamente, stava assumendo una posizione più rilassata.

    - Vuoi già rientrare nei preferiti? -, inarcò un sopracciglio e rilasciò uno sbuffo mezzo divertito, - diciamo semplicemente che mi piace cogliere il fiore ancora acerbo -

    La verginità era cosa assai rara fra i giovanotti di Umbar. Aitanti erano i pirati, come così i soldati e, i giovani più curiosi e amanti della vita, trovavano presto e con tanta facilità pane per i loro denti.

    Damon era un po' come una vincita personale. Creare un legame simile con lui significava dare una solida base all'alleanza che da tempo si era instaurata tra loro. Non era negli interessi di Arun sovrastarlo /in termini di regni/, bensì gli andava benissimo una sorta di unione alla pari.
    Lui aveva il suo regno, Arun aveva il suo, ma entrambi potevano vantare di un appoggio notevole.
    C'era il bisogno che Umbar s'espandesse e quale mezzo migliore se non un unione di quel genere?

    - Devi dire tu se ti è piaciuto o meno, visto che è il primo genere di esperienza che affronti. Sai, molte persone capiscono di essere totalmente etero solo dopo aver provato il sesso anale. Per me sono solo persone che non sanno ampliare la loro mente, che non sanno accettare il fatto che siamo animali e, come tutti gli animali, agiamo d'istinto. Ti trovi in accordo con me? -
     
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  7. Damon Mano Rossa
     
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    Annuì semplicemente alle sue parole, trovandosi esattamente in accordo con tale verbo.
    -Mai detto fu più veritiero, amico mio. Un'esperienza appagante quanto piacevole, che ahimè troverà tale intensità forse una sola volta in tutta la vita. D'altronde quel frutto si coglie e si perde in un battito di ciglia.-
    Damon a suo dire però coprì le proprie nudità, più acerbo a tali sollazzi disdicevoli, nella sua privata concezione del sè.

    Voltò il proprio corpo con attenzione, poggiando i gomiti contro il materasso per aver perno del busto, mentre gli occhi si persero nella contemplazione del soffitto, senza coglierne davvero la presenza.
    -Spero tu possa concedermi il beneficio d'un bagno, poiché sento ogni muscolo giacere sopito dopo tutto questo ingordo gioco di bramosia...- S'umettò le labbra avvertendole secche, come mai aveva provato in vita sua dopo invidiabili prestazioni da letto.

    Rilassò le braccia, tornando nuovamente disteso per il lungo, carezzandosi la fronte tiepida nella nuova ricerca d'aria e pacata semplicità.
    -Potrei abituarmi a delle visite sporadiche in questo regno, se l'accoglienza si presentasse ancora sotto tali vesti.- Affermò, disegnando sul proprio volto un sorriso divertito, mentre gli occhi d'un taglio furbo si scontrarono con quelli dell'altro sovrano, in una complicità indistinguibile.

    {Fine}
     
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