Ove la nebbia si dirada

Role Kili - Bravyan

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    «Beh, come ho già detto, sì lo sarei comunque e…»

    Poi si bloccò, come se avesse visto passare un fantasma alle spalle di Kili e non sapeva bene come reagire, se urlare spaventata o scappare via e basta. Si guardò intorno, alla ricerca disperata di un appiglio, o di una persona che potesse rispondere per lei; era come ricevere un pugno in faccia, ma incapaci di muoverci per difenderci, e allora aspetti che sia un altro a prendere le redini e difenderti dall’aggressore. Si sentiva così Bravyan, ma i suoi occhi non incrociarono nessun aiuto, e quindi riportò lo sguardo su Kili.

    Cosa avrebbe dovuto rispondere? Osare con la verità o fingere che niente fosse accaduto in quegli anni? No, doveva osare e mettere in chiaro le cose ma, quando lui si avvicinò tantissimo a lei, Bravyan si bloccò di nuovo, come inceppata; come avrebbe reagito se glielo avesse detto? Era davvero la soluzione corretta oppure era davvero meglio fingere e far cadere tutto invano? Quella vicinanza l’aveva messa ancora una volta in confusione, perché avrebbe voluto abbracciarlo, ma doveva rispettare il fatto che dovesse sposarsi con un’altra persona.

    Con la coda dell’occhio vide le briciole scivolare nella piega del vestito, e i topolini si calmarono un poco. Sussurrò un ”grazie“, lasciando che lui continuasse il suo discorso; forse aveva un pizzico di ragione, non tutte le storie d’amore avevano preso una bella piega ed erano finite in modo piuttosto brutto, ma quello che provava lei era reale, e decise con vigore che glielo avrebbe detto, senza troppi peli sulla lingua.

    «Te lo voglio dire: sì, mi sono innamorata di te. Credo che tu lo abbia capito infondo, che in realtà non ci fosse nemmeno tanto bisogno di dirtelo. Ma il volere è un altro, e io mi farò da parte.»

    Il suo cuore batteva all’impazzata, ora che l’aveva detto si era tolto un enorme peso da sopra il petto, che sentiva più leggero; fece qualche respiro per potersi dare una calmata e rilassare il muscolo cardiaco, che sembrava voler scappare e andarsene in giro come se nulla fosse. Una ciocca di capelli le finì davanti alla faccia e Bravyan, prontamente, la spostò dietro l’orecchio.

    «Oh, ok, d’accordo. Cioè, se è così va bene. »

    Rispose, cercando di sembrare più felice e decisa di quanto lo fosse poco prima, anche se il tocco della mano di Kili sembrava quasi voler distruggere quel muro.

    «Probabilmente lo avranno già fatto, mi sa che ti tocca poi riaccompagnarmi a casa!»

    Esclamò divertita, scostando appena la piega del vestito; i suoi topolini avevano quasi finito le briciole, quindi avrebbero volentieri mangiato il suo vestito se Kili non si fosse mosso.
     
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    -Saremmo dunque in due a dover patire il medesimo destino d'infelicità?-
    Si azzardò a sfiorarle la guancia e le dita proseguirono la discesa, tremanti, sul collo e seguendo poi la linea della spalla per finire sul braccio.
    -Non potrei convivere anche con questo senso di colpa, Bra. Dimmi come potrei farti stare meglio...-

    Assisté impotente a quel suo sconvolgimento, senza sapere da cosa fosse causato: era come vedere un animale ferito, in gabbia che cercava disperato una via di fuga.
    Lui non era lì con lei per farle del male ma lei agiva come se avesse avuto innanzi un nemico naturale, una serpe velenosa da cui trovare riparo per non soccombere.
    Era questo a ferire Kili, a fargli comprendere che sí, nonostante le parole proferite lui era già vittima di quella rete.
    Si era innamorato, ma questa volta non poteva trascinare lei alla deriva con lui. Era cresciuto e Bravyan era davvero troppo buona e gentile perché il mondo le si scagliasse contro.
    Si rese conto di essere lui quello in trappola, perché oramai aveva dato la sua parola e in quanto sovrintendente del regno non poteva rimangiarsela.
    Non voleva arrecare ulteriori preoccupazioni o crisi di cuore a suo zio Thorin, non voleva deludere tutti e dopo tante perdite e disgrazie non voleva, in alcun modo, causare una guerra coi Monti Gialli.

    -Ascoltami. Guardami, piccola Bra.-

    Stava per raggiungerla, con l'intento di calmarla ma le sue parole furono come la folgore: anche lei era innamorata di lui, dunque?
    Non poteva salvarla dalla pena che lui medesimo aveva patito?
    No... No, questa volta era un caso diverso, seppur con il medesimo finale.
    La storia si ripeteva, simile e di essere vittima questa volta era toccato a lei, colei che il Durin avrebbe voluto proteggere.
    Sospirò affranto, crollando su una sedia, sinceramente attonito e indeciso sul da farsi.

    -Ti prego, vieni qui...-

    Le fece cenno di avvicinarsi, picchiettando sulle proprie ginocchia in un invito a sedersi sulle proprie gambe, come tante volte aveva fatto e attese ch'ella gli venisse incontro per prenderle gentilmente il polso e attirarla su di sé, baciandole poi con dolcezza una spalla mentre si dondolava sul posto per calmare i cuori di entrambi.
    Non poteva dirle quello che provava, questo era certo: le avrebbe causato ancora più confusione e dolore.
    Creare vane speranze non sarebbe servito, dovevano entrambi seppellire quel sentimento e prima lo avrebbero fatto, meglio sarebbe stato.
    Per tutti.
    Forse non per loro stessi, ma dovevano provarci e si sarebbe assunto lui tutto il peso di quella rinuncia.

    -Su, lasciali salire sul tavolo: i "bambini" devono andare a letto presto.- disse, riferendosi ai due topolini, non osando infilare lui stesso la mano in tasca alla nana per timore d'incontrare la sua coscia e lasciar trapelare l'incertezza.

    Prese un bel respiro, portando le braccia attorno al suo grembo perché quello sentiva di poterlo fare.
    Sentiva che poteva donarle quel tipo di calore, di cui lui stesso abbisognava.

    -Speravo non provassi tutto ciò; bada bene, non lo dico perché non ne sia onorato, al contrario. Ti ho già detto quanto ti consideri importante.- Non era vero, non del tutto. -Lo dico perché avrei sperato non doverti infliggere questo dolore.-

    Sapeva che avrebbe dovuto essere meno fisico possibile, ma in quel frangente riusciva solo a stringerla per rassicurarla.

    -Voglio però che tu sappia che un giorno starai meglio... che troverai una persona che ti donerà il suo cuore e che se ciò non accadrà, se dovesse renderti infelice o ferirti in qualche modo, potrai sempre, comunque contare su di me. Perché questo matrimonio non cambia nulla, tu sei e rimani la mia piccola Bra, capito?-

    Le baciò la chioma scura, imprimendovi tutto l'amore che avrebbe voluto poterle rivelare ma che s'infrangeva lí, tra le labbra e le profumate ciocche d'ebano.

    -E che ti riaccompagnerò a casa, ogni volta che lo desidererai se me lo chiederai con quel sorriso.-

    Con uno sbuffo divertito infilò il dito nel succo e le sporcò il naso, perché non voleva più che fosse triste a causa sua.
    Allungò di nuovo la mano, prendendo un pezzetto di formaggio conducendolo galante sino alle sue labbra, provando un'invidia immensa verso il latticino: avrebbe voluto poter essere lui a sfiorare quelle labbra di fragola e donar loro una pioggia di baci affamati.
    Ma ci sono sogni che non possono avverarsi e tempeste cui non si può resistere
    E lui accolse l'ennesima coltellata al petto, sperando solo che servisse a qualcosa, augurandosi che la vita, almeno a lei, avrebbe servato maggior fortuna, consentendole di trovare il bene che meritava accanto a sé.
     
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    Bravyan trattenne il respiro, come se fosse in apnea, come se qualcuno l’avesse gettata in mare aperto con mani e piedi legati; come al suo solito, quel dolce tocco, seppur tremante, di Kili, la faceva vacillare, e per un breve lasso di tempo riusciva a calmarsi. Ma poi il senso di tristezza l’avvolgeva ancora, e lei si rattristiva.

    Se avesse dovuto rispondere alle parole del nano, la giovane avrebbe chiesto a Kili l’impossibile per alleviarla dal dolore e dal senso di malessere; ma sapeva che quello che lei voleva chiedergli, era impossibile da avverare. Anche in quell’occasione, si stava chiedendo se rivelare il proprio amore fosse stata una mossa giusta o completamente errata: certo che era una brutta bestia questo amore, ma ancor di più, forse, lo era il destino, che riservava sempre sorprese in ogni angolo.

    Si schiarì la voce e successivamente fece un bel respiro, per provare a calmare una volta per tutte i singhiozzi, che nel frattempo avevano rotto quel breve silenzio che si era creato dopo la notizia. Alzò lo sguardo, posandolo in quello di Kili.

    «Dimmi, ti ascolto.»

    Incrociò le mani davanti a sé, sperando ancora un volta di non crollare alle sue parole; stavolta, con sorpresa di Bravyan, fu lui a crollare sulla sedia, facendo prendere un colpo alla povera nana. “ Ci manca solo questa “ si disse mentalmente mentre, con grazia, si avvicinava a lui, e prendeva posto sulle sue ginocchia.

    Inutile dire che Bravyan si calmò il giusto per poter affrontare nuovamente il discorso; stare in braccio a Kili la riportava al periodo in cui lei era stata Moria, e scherzava e giocava con Kili. Ricordi che la piccola Bra si sarebbe portata nel cuore per il resto dei suoi giorni. Lasciò volentieri andare i due topolini sul tavolo, che sgattaiolarono subito verso il cibo.

    «Guardali lì…»

    Mormorò divertita, voltandosi verso Kili, stringendo delicatamente il braccio con cui il nano la stringeva.

    «Forse è come dici tu Kili, lo voglio sperare. E lo so che posso contare su di te!»

    Scosse la testa divertita, stando attenta a non soffocare il nano, che le diede un bel bacio fra i profumati capelli. Quel piccolo gesto le bastò per farle capire che, comunque sia, Kili sarebbe rimasto sempre al suo fianco, nel bene e nel male.

    «Altrimenti subirai un mio scherzo!»

    La faccenda sembrava essere ormai alle spalle, e il loro rapporto sembrava essere tornato in pista, come se nulla fosse successo. Tornò ad essere la Bravyan di sempre, sorridente e pronta allo scherzo; ma questa volta lo scherzo venne ancora da Kili, che le sporcò il naso di succo. Assunse un’espressione da arrabbiata, salvo poi scoppiare a ridere come un ebete: con tutti gli scherzi subiti, come minimo doveva contro attaccare in maniera adeguata e fargliela pagare. Ma a tempo debito.

    Infine si lasciò deliziare con del formaggio, che trovò gustoso, e sicuramente ne avrebbe fatto preparare una tonnellata una volta tornata a casa, nelle Montagne Grigie.

    «Affagialo.»

    Disse, mentre tentava di non affogarsi con l’ultimo pezzetto di formaggio che le era rimasto in bocca.

    «Ottimo.»
     
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    In un primo momento il nano dubitò di poterla trarre in salvo dal violento nubifragio di emozioni in cui la contessa sembrava smarrita: la sua zattera era forte e spaziosa, eppure non poteva esser certo del suo accettare la mano tesa in suo soccorso.
    Era un aiuto che gli proveniva dal cuore, giacché l'affetto e la tenerezza che per lei provava andavano ben oltre i limiti concessi dallo stesso sovrano a un cuore imbrigliato da tenaci redini.
    Per questo offrí dolcezza e pazienza, placando quel cuore giovane che per la prima volta saggiava una delusione.
    Ma, chissà.
    Forse quel che Bravyan provava era una passeggera infatuazione e con l'arrivo di una nuova stagione sarebbe svanito lasciando solo il profumo di un antico sogno dai colori sbiaditi.
    Il cuore era in pena, eppure sollevato al pensiero di non aver alimentato quella fiamma con delle speranze che avrebbero reso solo più complesso dimenticarlo.

    Sí, andava bene cosí e il tempo sarebbe stato balsamo sulle ferite di entrambi.
    Forse la nana non avrebbe necessitato neppure di troppo tempo, dato che un semplice pezzetto di formaggio pareva averla resa nuovamente felice.

    Era quasi tentato di fare una battuta su quel "tradimento", ma considerò l'ironia di pessimo gusto considerato che, magari, la nana si mostrava forte pur seguitando a soffrire.
    Dopotutto Bravyan era fatta così, non era una di quelle femmine che si piangevano addosso ma reagiva con grinta alle ostilità, dando loro il ben servito.
    Non commentò, dunque, limitandosi a contentarla saggiando il latticino da lei decantato con allegre lodi e prestò invece attenzione ai topini.

    -Ti somigliano, sai? Sono due piccoli birbanti, tanto dolci.-

    Avvertí la sua stretta sul braccio e nuovamente si concentrò su di lei per rincuorarla.

    -Sarà come dico e non lo affermo con presunzione; é solo che la vita é fatta cosí, mia piccola Bra. L'amore arriva ma la maggior parte delle volte non é davvero come lo si aspettava. Si prende una piccola parte del cuore ogni volta che riparte. Come le onde, infrangendosi sul bagnasciuga gli sottraggono sabbia, sassolini e conchiglie senza che tu possa salvarli, perché l'acqua scivola via. Altri sono meno silenziosi e lasciano un segno e mi auguro tu non debba provare un dolore simile. Molte persone lo mettono in conto, perché per trovare l'amore autentico vi é un solo modo: provare a viverlo e vedere che succede. Ma noi siamo nobili e non ci é data questa fortuna.-

    Ecco, magari ora l'aveva sconvolta; non era sua intenzione.
    Si schiarì la voce, dandosi dei colpetti al petto con il pugno chiuso.

    -Ad ogni modo spero che qualcuno dall'alto mi assista e mi scampi da un assaggio della tua nuova vendetta!-
     
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    Bravyan voltò la testa ed ebbe modo di osservare meglio i suoi due topolini, che ancora gironzolavano sul tavolo come se niente fosse; due birbantelli a cui voleva un mondo di bene e avrebbe dato la propria vita pur di non perderli. Erano con lei da tantissimo tempo, e le tenevano compagnia in ogni momento, specialmente nelle giornate buie, dove la nana non aveva voglia di parlare con nessuno.

    Le vennero in mente numerosi eventi, alcuni dei quali piuttosto divertenti: le venne in mente quella volta che aveva raggiunto Moria anni indietro, e aveva lasciato Ruf e Raf liberi di scorrazzare per la stanza, e fecero venire al povero Fröbert un attacco semi infartante. Gli passarono fra i piedi e andavano correndo come furie, facendo ridere di buon gusto Bravyan.

    Sì, aveva ragione Kili, le somigliavano veramente tanto, e uno squittio di Raf diede la conferma a quell’affermazione. Avevano preso /tutto/ da lei, ormai poteva considerarsi la loro “ mamma “.

    «Molto dolci, in fin dei conti sono i miei bimbi. Guarda come è adorabile Ruf!»

    Il topolino cercava di pulirsi il muso con le zampine, tanto da sembrare quasi un criceto che un topo.

    Sorrise alla scena e tornò con lo sguardo su Kili, che aveva ripreso quei famosi discorsi strani, molto simili alle paternali dei genitori; però le rimase in testa una frase da lui pronunciata: “provare a viverlo e vedere che succede”. Provò per una volta ad essere seria, e a concentrarsi sul significato di ciascuna parola: forse voleva dirle che doveva lasciare fare al destino e vedere cosa aveva in serbo? Fece appena spallucce, forse qui aveva davvero ragione Kili.
    «Purtroppo no, non lo siamo. Ma…»

    Scoppiò a ridere, le sue vendette era atroci e nessuno poteva sfuggirvi!

    «Dovrai affidarti alla fortuna per la mia vendetta.»

    Bravyan si alzò dalle gambe di Kili e si mise a canticchiare, mentre cercava di prendere le altre cose da mangiare; la serata terminò così come era iniziata, nonostante la diatriba che c’era stata nel mezzo. Riordinò infine la capanna che avevano costruito, e Kili la riaccompagnò di nuovo a casa, nelle Montagne Grigie, dove la nana collassò nel suo letto, talmente stanca da non riuscire nemmeno a cambiarsi d’abito.

    //fine//
     
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