Legame di sangue

Thrain - Gléin

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    Un verso gutturale uscì prepotente dalla gola del nuovo sovrano dei Monti Gialli.
    Seduto, a capotavola di una lunga asse di quercia nel mezzo di un ampio salone, Thrain III roteava un pugnale appoggiato per la punta affilata sulla lastra lignea.
    Ed i rumore di quella rotazione imposta lo obbligava a pensare.
    Ritenuto dal padre oramai deceduto stupido, in verità Thrain vantava un'acutezza e uno spirito d'osservazione invidiabile a molti.
    Non si era mai curato degli affari privati di Borin e quasi rimpianse quella poca furbizia dimostrata in tenera età.
    Sapeva che i legami si saldavano da ragazzini e che la fiducia la si poteva conquistare crescendo insieme, ma i due figli di Thrain II non raggiunsero mai quei livelli di fratellanza.
    Un po' perché il padre stesso teneva il primogenito lontano dagli altri due rampolli e un po' perché Borin dimostrava da sempre un comportamento introverso e scostante nei confronti del maggiore.
    E così crebbero come due sconosciuti che condividevano un tetto e un cognome, uniti solo da qualche parola dettata dalla circostanza.
    Di certo, pensò Thrain, se fossero stati uniti ora avrebbe senz'altro saputo da dove le ricchezze di Borin provenivano, ma soprattutto quanto denaro contava la sua tesoreria segreta.
    Per riuscire a finanziare la ricostruzione di una buona parte della città, Borin dovrebbe aver avuto monete d'oro al pari di un re e questo Thrain non riuscì proprio a spiegarselo.

    Ma un'altra cosa non sfuggì al suo sguardo meticoloso...

    Diciassette anni, ammettiamolo, sono uno sputo in una vita di un nano. I cambiamenti che avvengono sono minimi e spesso e volentieri caratterizzati da qualche pelo in più (sul viso di giovani) o qualche capello bianco (sulla testa di chi di anni ne aveva già un po').
    Perfino Thrain, specchiandosi al mattino, riusciva a scorgere qualche piccola ruga in più accanto ai suoi occhi dal taglio felino.

    Ma Borin...

    Borin era praticamente identico a molti anni prima. Non una ruga, non un capello bianco, perfino le cicatrici parevano attenuarsi man mano che gli anni passavano. C'era qualcosa di strano nel fratello, Thrain lo riusciva quasi a percepire. Un qualcosa che improvvisamente lo fece preoccupare.
    Per quanto stronzo, menefreghista, assetato di potere il maggiore fosse, non poteva non ammettere che Borin era stato un aiuto quasi indispensabile per la conquista dei Monti Gialli. Non si era mai sovrapposto alla sua incoronazione, non disse mai nulla di fronte alle preferenze paterne (che altalenavano a seconda di come si svegliava il vecchio).
    Dunque che motivo c'era di ignorare ancora il minore?
    Avrebbe iniziato ad indagare più a fondo, non tanto per impadronirsi dei suoi tesori, ma per riuscire a svelare quel mistero che Borin custodiva.

    - Papà? -

    - Mh? -

    - È da mezz'era che ti chiamo! -

    - Si dice ora, Hoilin... da mezz'ora...-, prese in braccio il figlio, quindici anni di innocente fanciullezza coperta da un caschetto di riccioli dorati.

    - Cosa volevi? -

    - Mi avevi promesso il pony, oggi! -, esclamò il bimbo con quel timbro di voce squillante e dolce che lo caratterizzava.

    Era evidente che quel lato lo aveva ereditato dalla madre...

    - Ahhhh giusto giusto! Il pony... Appena scende un po' il sole andiamo a prenderlo, tua madre non vuole che scorrazzi per il regno di primo pomeriggio...-

    Hoilin venne attratto però da qualcos'altro. Allungò la manina verso il pugnale, depositato sul tavolo dal padre poco prima che lo prendesse sulle sue gambe di peso.

    - Bello! -, disse in un mezzo sussurro. Ma prima che riuscisse a toccarlo la mano di Thrain bloccò il percorso di quel braccio.

    - Vuoi tagliarti Hoilin? Quante volte ti devo dire che sei troppo piccolo per giocare con le armi? Fra un paio di anni ne potremmo anche discutere ma ora...-

    La sua frase fu interrotta da una femminea figura che sostava con il peso contro lo stipite della porta. Gléin Garaz comparve dunque al cospetto del marito, evidentemente giunta fin li seguendo il figlio.

    - Madre! -, e scese il bimbo, dalle gambe paterne, per correre verso la nana.

    - Non abbiamo più parlato dei tuoi parenti al di là del mare... Sarebbe saggio andare a trovare tua madre e il Re delle Bianche Scogliere, oltremodo so che c'è anche tuo fratello e di conseguenza i nostri nipoti, direi che sia giunta l'ora di iniziare ad essere più socievoli e solidali -

    Thrain era un freddo calcolatore.
    Voleva e pretendeva riuscire a trarre il massimo da ogni cosa che lo circondava.
    Amava Gléin, osannava suo figlio, ma se quella nana poteva esser fonte di ulteriore potere e guadagno (dettati senz'altro da un'alleanza) l'avrebbe spremuta fino al midollo.
     
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  2. Gléin Garaz
     
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    La figura statuaria di Gléin Garaz parve non subire cambiamento alle parole che il marito le rivolse, mantenendo le braccia parallele al corpo lungo e snello, coperto da una veste elegante quanto morbida al punto giusto sulle curve. D'avorio si vestiva, risaltando ancora di più la sua silhouette nobiliare, mentre i capelli di quel colore del grano maturo s'acconciavano in intricate trecce per non averne neppure una ciocca fuori posto.

    Fra di essi il diadema regale le dava tutta l'importanza di una regina quale lei era, dimostrando un che di similare a sua madre Erest; erano anni che non la vedeva, sentendola solo per lettera, ma era informata sulle ultime novità che avevano visto il ritorno del fratellastro Karan con una sposa per suo nipote Nein.

    S'avvicinò, smuovendo così la sua figura immobile e perfetta, avvicinandosi sinuosa al marito, andando incontro allo stesso figlio che ricevette dalla madre una fuggevole carezza sul volto.

    -Vai a giocare nel cortile, Hoilin. Tuo padre ed io dobbiamo parlare di cose da grandi.- Gli ordinò e questo fuggevole come una lepre, li lasciò finalmente soli.

    Gléin poggiò una mano chiusa a pugno contro il ligneo tavolo, guardando il nano, che sostava ben comodo di fronte a lei, con cipiglio a decorarle il volto femmineo; non era stupida la figlia di Valein e sapeva dove Thrain III stesse andando a parare con quella scusa dei parenti lontani.

    -Più socievoli e solidali?- Ripeté retoricamente, lappandosi le labbra in un gesto quanto mai casto, lasciando che un sorriso si dipingesse sulla stessa delicata bocca -Non ti è mai importato della mia famiglia, fino a che non ti è giunta notizia che fossero così altolocati e potenti.-

    La sua figura troneggiava davanti al re dei Monti Gialli, appena piegata verso il pugno che faceva da perno all'intero busto, mentre l'altra mano cingeva fra indice e pollice il fianco snello, dandole quell'autorità visiva che l'altro tanto amava.

    -Mia madre s'adopera anche troppo nel crescere mio fratello Valein II come il rampollo che salirà al trono, ma non ha ben fatto i conti sulla linea di successione dei Garaz: preferirei star fuori ai suoi giochi di potere, come saccentemente ho fatto in passato, lasciandomi catturare da te.-

    Lanciò quella frecciatina, come a riscrivere l'andamento del passato nella reale composizione di fatti, mirando a rilanciare un divertito gioco di controparti con il marito.

    -Piuttosto, sono alquanto basita sulle azioni di tuo fratello Borin: sapevi che quel Nain IV è stato liberato, sotto ordine dell'Imperatore Scudodiquercia, prima che tirasse le cuoia?-
     
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    Osservò il figlio svincolarsi dal suo sguardo imponente quanto del tutto innocuo, prima di tornare ad osservare la consorte che, lentamente avanzò.
    Sbuffò alzando gli occhi al cielo, allargando successivamente il ghigno quasi a volerla prendere in giro.

    - Ah sono potenti? Mh... No, questa proprio non la sapevo! -, disse con disinteresse, inarcando poi il sopracciglio.

    - I Garaz non lasceranno mai che tuo fratello salga sul loro bel tronetto, mpft! Hanno rinnegato il terzogenito per non aver fatto una squallida prova, secondo te quanto ci metteranno a divorare il neo fratellino? -, canzonò borbottando successivamente a denti stretti.

    In effetti, or che ben pensava, quel suo divenir complice fu dettato, inizialmente, da un bisogno di lei di sfuggire dalle unghie taglienti della madre.
    Il discorso famiglia scemò drasticamente, abbandonando il cognome Garaz per solcare lidi molto più vicini. Troppo vicini.

    - Beh? E ti sorprendi? Si sarà stufato, semplice... E poi so che il vecchio Nàin sta per dire addio alla vita, sarebbe stato complicato tenere in prigione l'unico erede. Penso solo che Borin si sia parato il culo in extremis. È già tanto che il principino sia andato via sulle sue gambe, anziché con un due pali al loro posto! Ahah! -
     
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  4. Gléin Garaz
     
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    -Molto potenti. Hanno in mano gran parte di quel continente ai più sconosciuto e colmo di risorse inestimabili, taciute nel ventre delle montagne e sotto la gelida terra ricolma di neve.- Spiegò, muovendo qualche passo per raggiungere il marito, ponendosi accanto allo scranno che ne conteneva le carni nervine, carezzandogli la spalla in un gesto deliberatamente d'affetto.

    Fra loro non vi era quel classico gioco d'innamorati, frivole anime perse nei vaneggiamenti del sentimento che li univa.
    Le loro azioni erano precise, d'affetto vigeva ben poco visivamente dall'esterno. Ciò nonostante Gléin amava davvero suo marito e sapeva che la cosa fosse ricambiata senza alcun dubbio. Certi legami funzionavano anche senza troppi fronzoli pubblici, ma con una costante fiducia reciproca.

    Si spostò quindi, prendendo posto sulla seduto alla sua destra, poggiandosi con un'eleganza innata allo schienale, tenendo una mano sulle gambe ben unite e l'altra abbandonata sul tavolo ligneo, in un gioco di dita imprecisato.
    -So bene che mio fratello potrebbe rischiare il collo...Dréin è stato fortunato a trovare in Fili un consorte con il quale unificare due famiglie, così da tenersi un posto fisso e una terra sul quale governare...Ma Valein II...-

    Sbuffò amareggiata, vedendo nelle azioni della madre una scelleratezza non da lei. Forse aveva altri piani in mente, che lei stessa non comprendeva. Era rimasta al fatto di volersi vendicare dei Durin che le avevano strappato la felicità, perché ora tutto quel misero teatrino?
    Per il potere?
    Era stata la regina delle Bianche Scogliere e tutt'ora vigeva come Regina Madre anche se la sua progenie non era sul trono...Cos'altro voleva?

    Guardò la sua stessa mano, dove vigeva il ninnolo dell'unione con Thrain, spostando infine gli occhi sul marito.
    Deviò insieme a lui il discorso, guardandolo con attenzione.
    -E Borin è un tipo che si stufa così facilmente di qualcosa, senza un secondo fine? Perché mi appare così assurda come prospettiva?-
     
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    Si lisciò la barba con un gesto fluido quanto lento della mano. Dopo di ché lasciò che il corpo rimanesse morbido, quasi senz'anima a manovrarlo.

    - Non so classificare Borin, non capisco cosa provi e quanto in realtà riesca a provare. In una famiglia come in quella in cui siamo cresciuti, dove il bene veniva usato come merce di scambio, dubito che Borin sia riuscito a capire esattamente cosa sia l'affetto. E questa cosa va oltre la considerazione di amore. Intendo proprio in fattori di amicizia e lealtà -

    Sbuffò domandandosi in che modo Borin vedeva lui e la sorella. Molto probabilmente non aveva ancora attentato alla loro vita poiché gli facevano comodo, ma il neo re era conscio che poteva essere una condizione precaria.
    Non che bramava l'affetto familiare, quello di Gléin gli bastava.

    - Beh tu cosa pensi di lui? Sei un'attenta osservatrice, ti sarai fatta un'idea di come possa essere, no? -
     
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