Selezione naturale - seconda parte

Monologo

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    Immensa pareva la distesa di sabbia che si snodava in un rovente tappeto di dune dorate, trasformate in rubini al tramonto e onde di pece al calar della notte.
    Il sibilo del vento poteva trafiggere coi granelli e le tempeste di sabbia, imprevedibili, soffocare i più inesperti ma Lithiel e i confratelli avevano tante volte percorso quelle vie e a rigor di logica era la strada che maggiormente avrebbe coperto le loro tracce.
    Sarebbero state impossibili da seguire poiché la natura avrebbe cancellato con facilità i loro passi.


    Come annunciato, il piccolo gruppo composto dai due umani e Gimli aveva sostato lo stretto indispensabile nei dintorni del vecchio hammam ridotto in macerie, per consentire alla ragazza di cogliere le scorte di erbe mediche necessarie al viaggio; successivamente i tre avevano abbandonato i territori ben conosciuti per dirigere gli stanchi passi a Nord-Ovest, poiché la meta che si erano prefissati era Gondor.
    Sapevano che gli elfi e Nerium sarebbero arrivati prima di loro: stavano in quello stesso momento viaggiando in direzione della costa, dove avrebbero trovato navi pronte a salpare verso Pelargir.
    Ma Lithiel non scordava gli insegnamenti e nelle stelle, dono di Varda ai mortali trovava un oscuro monito, giacché la minaccia non si sarebbe lasciata ingannare da simili trucchi; grande e astuta, attendeva con pazienza di colpirli con l'inganno.

    Quando la notte calò sul terzo giorno, la ragazza si avvicinò al figlio di Glòin: Forthwald sostava accanto al fuoco, già saggiamente coricatosi per riprendere le forze e toccava al nano il turno di veglia.
    Non ci mise molto a capire che l'umana non aveva molto sonno e che la sua aria cupa celava notizie che andavano affrontate privatamente.
    Forse nelle parole che stava per rivolgergli, vi era il segreto del protratto mutismo della giovane e così il nano attese che si confidasse.
    La rossa era davvero titubante, ma infine gli sorrise.

    -Ci hai pensato? Ora che il nostro gruppo é sciolto potrai tornare a casa: hai una famiglia se non ricordo male. Una moglie e una figlia. Dovresti davvero tornare e occuparti di loro.-

    Il sorriso dolce della giovane era rassicurante, eppure celava una velata malinconia: lei non sarebbe potuta restare accanto al Rohirrim e gettò verso di lui una rapida occhiata.

    -Una volta arrivati al porto, approfittane. Prendi una nave differente dalla nostra e torna a Moria. Parlerò io con Forthwald, diremo di averti perso in una tempesta di sabbia e mai nessuno saprà che hai avuto a che vedere con noi.-

    Lithiel prese la mano del nano fra le proprie, con la grazia e la dolcezza che le erano proprie e dopo avergli sussurrato all'orecchio il segreto svelatole nella lettera e la propria benedizione, lo lasciò al suo dovere con un bacio affettuoso sulla fronte.
    Si coricò con la speranza di aver fatto la cosa più giudiziosa, cercando la pace nella buona fede del proprio agire e il consiglio per l'avvenire nel riposo che la colse.
    Si svegliò di buon'ora, in tempo per vedere il sole levarsi per baciare la testa dell'uomo e gli sorrise.
    Le sue dimostrazioni d'affetto erano di consueto più esuberanti e vivaci, ma ogni loro passo era un avvicinarsi ineluttabile alla separazione e il saperlo la rendeva così triste da fiaccare il suo entusiasmo.
    Non mancò però di avvicinarsi di soppiatto, stringendosi nel mantello caldo e cingere le sue spalle da dietro per baciargli la guancia.

    -Ti voglio bene, mommi...-

    Bisbigliò teneramente, strofinando la guancia contro quella più ispida di Forthwald.
    L'arrivo a Saj fu un'autentica benedizione per tutti e tre: quella mattina poterono mangiare delle bacche fresche e non le riserve rinsecchite che si erano portati dietro e minuziosamente centellinate durante il viaggio.
    Avevano discusso a lungo sul da farsi e poiché Gimli non amava affatto l'idea di morire in una banalissima tempesta di sabbia, finirono con il consolidare l'idea di farlo aggredire da un mostruoso verme di quattro metri.
    Con denti aguzzi, occhi iniettati di sangue, zanne e con la coda ricoperta di aculei.
    Il corpo poteva secernere un succo acido e ustionante.

    Lithiel nascose una risata dietro la mano alla fervida immaginazione del Rohirrim e all'entusiasmo con cui Gimli aggiungeva particolari ancor più raccapriccianti alla sua idea della battaglia terribilmente cruenta.
    I loro passi non erano stati rallentati: Gimli possedeva naturalmente la tempra di ogni nano, la ragazza era agile e la mano di Forthwald correva in suo soccorso nei passaggi più ardui di quella scorciatoia intricata, cosicché anche la loro tappa portuale fu raggiunta.

    Fu allora che il cuore della giovane prese a battere furioso, il respiro corto e teso seppur il sorriso sostava ancora tirato sul volto. Era silenziosa e non lasciava andare la mano del più grande, ricercandovi il calore che non l'avrebbe più scortata.
    L'angoscia crebbe mentre il momento di separarsi da Gimli si approssimava e con esso la sua possibilità di fuga: arrestò i propri passi poco prima di giungere al molo.

    -É stato un onore conoscerti, Gimli e spero che d'ora in avanti nessuna delle ombre di questo mondo persegua il tuo avanzare verso casa. Che il destino ti sia propizio.-

    Con occhi lucidi lasciò andare la mano dell'umano.

    -Dovete scusarmi. Non mi piacciono molto gli addii. Preferisco aspettarti sulla spiaggia "mommi": brezza e salsedine placheranno il mio animo turbato. Assicurati tu che Gimli prenda la retta via, per favore.-

    Col sorriso e il cuore che le si spezzava nel petto gli disse "a più tardi" e le lacrime che le bagnarono il viso, costringendola a portare frettolosamente il dorso della mano a cancellarle, non era per l'addio a un amico bensì per l'addio al Rohirrim.
    Prese la direzione della spiaggia ma mai vi arrivò: fra stradine e vicoli acciottolati si allontanò, coprendo col cappuccio i capelli ramati capaci di attirare le attenzioni.
    Pagò col poco danaro in suo possesso un mercante diretto a ovest, perché le desse un passaggio sul suo carretto sino al villaggio che intendeva raggiungere.
    Poi avrebbe proseguito sola.
    Pregò più e più volte i Valar di non sbagliarsi, invocò il loro perdono, assicurò che al concludersi di quelle vicende avrebbe pagato con la vita il peccato di sangue.
    Ma era determinata a salvare almeno i suoi amici.

    Non sapeva quello che la attendeva e che occhi dal taglio ferino si stavano schiudendo in una forzata rinuncia al sonno.
    Colma d'irritazione Krèin ruggì tutta la propria indignazione e rabbia: un roco tuono gutturale che risaliva dal profondo della gola e risaliva il lungo e spesso collo ricoperto di squame, sino a disperdersi oltre le fauci acuminate.

    -Tu vorresti uccidere me, piccola stolta? Vieni! Trovami pure! Divorerò quelle piccole e tenere carni di cui mi sarei dovuta cibare sin dal principio!-

    Un nuovo ruggito: terribile, atroce.
    Conteneva tutto il rancore della femmina e ne rifletteva l'anima oscura fino all'ultima vibrazione.
    Il potere della mate di Smaug si sprigionò, colpendo la terra e le sue propaggini: la montagna prese a tremare e in pochi giorni persino i villaggi più distanti restarono deserti poiché gli abitanti temevano il pericolo di frane e smottamenti.
    Fiori neri erano sbocciati a valle e i loro miasmi avevano mietuto le prime vittime; ma di quel veleno non vi era traccia poiché la stessa Kréin aveva provveduto a seppellire con una tempesta di terra la pianta colpevole del misfatto.

    -Vieni qui, piccola ingrata. Oh, mi divertirò a vedere quel tuo viso di latte falciato dai miei artigli. Vieni da me... vieni da me!-

    A differenza della giovane conosceva bene il legame che le univa e su quello marcò con forza.

    Lithiel, per tutto il tragitto non fece che essere tormentata dagli incubi che quella voce gli causava e dalle atroci impurità millantate.
    Si trovò più di una volta a tremare nel sonno, svegliarsi piangente e urlante nel buio.
    Ormai sola, col villaggio del mercante alle spalle, non aveva fatto che proseguire per quella strada costellata di tremori e insidie, lungo la quale perfino gli animali sembravano essere fuggiti in preda al panico.
    Il silenzio incombeva sovrano e terrifico in una natura violentata da quelle forti scosse.

    -Chi sei? Cosa vuoi da me?- gridò esasperata, con gli occhi verdi puntati sul crinale del minaccioso monte.

    "Sono colei che cerchi. Qualcuno mi chiama Dama... Ma se verrai qui scoprirai chi sono davvero e quanto tu sia sciocca, bambina, a volerti mettere contro di me! Vieni qui e affrontami o metti a posto quella piccola testa e offriti in segno di scuse, come ti ho ordinato!"

    Lithiel si alzò con passo malfermo, affrontando i tremiti del suolo.
    Non si scoraggiò neppure quando i rami della foresta iniziarono a schiaffeggiarle il viso, tirarle i capelli, strapparle gli abiti e graffiare la tenera pelle chiara.
    Lei sarebbe andata fino in fondo.
    Lei avrebbe fermato quella pazza per cui tutti sembravano pronti a immolarsi.

    [Continua...]
     
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