Draghi?

Ermes-Pallando

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    "Draghi? Ma che cosa sta dicendo Radagast, non starà forse delirando?"

    Era passato ormai molto tempo da quando entrò nelle caverne di Fornost per riattivare la sua antica arma capace di scatenare tremendi terremoti.
    E giusto ieri sera era riuscito a decifrare l'antico testo runico che caratterizzava il martello della terra, e solo ieri dopo averlo tradotto, comprese come piegare la magia di quello strumento alla sua di magia. Infatti bisognava aggiungere il meccanismo runico del macchinario al castone del suo scettro. Perciò Ermes ebbe la geniale intuizione di rimuovere la gemma dal suo scettro e di incidervi sopra col suo calamo incantato le rune del martello della terra. Queste, essendo dei glifi magici, avrebbero connesso la macchina della terra con lo scettro dello stregone, permettendo a quest'ultimo di scatenare terremoti di poderosa magnitudine.
    Non ci aveva dormito, tuttavia, per completare tale opera e una brutta cera gli dipingeva il viso.
    Era visibilmente stanco, con gli occhi arrossati e gonfi, delle lunghe rughe calanti, e si era impallidito notevolmente, non prendendo più la luce del sole da molti giorni.
    Conosceva il suo stato di salute, tuttavia la sua ricerca era troppo importante e i suoi piani irrinunciabili. E così arrivò stremato a questa mattina, in cui decise sotto esortazione anche di Farastur di uscire da quelle grotte e andarsi a prendere un po' di luce solare.
    Uscito, trovò a circondarlo il silenzio, e un freddo pungente che il tiepido sole sbiadito dietro la coltre di nuvole provava a fargli scordare. Fece un lungo respiro e stanco si buttò a terra per prendersi in faccia quel po' di sole che traluceva flebile.

    -Ermes ti senti bene?-
    Gli chiese il suo gufo.
    -Sarò sincero, ho visto giorni migliori!-
    -Dovresti dormire un po'!-
    -Sono millenni che non dormo Farastur, lo sai bene. Gandalf va avanti con l'erba pipa, ed io con i miei infusi eccitanti. Ogni stregone ha la sua droga, purtroppo abbiamo un corpo che non sostiene la nostra grande anima.-
    -Che cosa pensi di fare?-
    -Il mio piano adesso che qui ho terminato il mio compito è di raggiungere direttamente Saruman a Isengard, non voglio perdere altro tempo. Così come ho fermato Pallando e la sua pazzia, voglio frenare anche Saruman. Mi dispiace solo che Gandalf non la pensi come me e non sia venuto in mio aiuto.
    Farò appello, però, a tutte le forze che la mia stregoneria potrà convocare. Aspetta... Hai sentito qualcosa?-
    -No Ermes, che cosa dovrei sentire?-
    -Sh! Senti, senti!-

    Nessuno fiatava eppure in lontananza lo stregone percepiva un debole battito d'ali, sebbene il suo gufo non percepisse nulla. Ecco che però il rumore si fece sempre più vicino e discriminabile: era un uccello. Lo stesso Farastur riconobbe quel suono e si alzò in volo, raggiungendo la creatura che li stava raggiungendo. Il suo animale si era subito tenuto pronto all'attacco, ma Ermes non nutriva nessuna paura in quel momento, sarà stata forse colpa anche della sua stanchezza. Ecco che l'uccello si mostrò a loro ed Ermes lo riconobbe subito: era un uccello di Radagast il Bruno. Che cosa significava? Lo scrutò bene e vide portare sulla sua zampa un messaggio di Radagast. Era un messaggio criptico, che il Bruno aveva nascosto con la magia, affinché non fosse comprensibile. Ermes pronunciò una breve formula magica ed ecco che il foglio rivelò la reale natura del suo messaggio. Riportava queste parole:

    "Mali più grandi dello stesso Saruman stanno sconvolgendo la terra di mezzo, Ermes, oggi durante la mia solita ronda per Bosco Atro ho potuto osservare con i miei occhi due giganti dragoni che distruggevano, duellando tra loro, la città di Dale. La gente correva via preda al panico. Non sono potuto intervenire, perché avrei rischiato la vita inutilmente, chiedo pertanto il tuo aiuto. Raggiungimi subito qui a Bosco Atro, incontriamoci anche con Gandalf e stabiliamo insieme come intervenire. I draghi, Ermes, sono tornati. Lui è qui che serpeggia nascosto tra queste terre."

    È vero il freddo nel nord era davvero aspro ma solo dopo aver letto quella lettera lo percepì così tanto. Forse perché per un attimo gli si era fermato il cuore, gli si erano paralizzate le membra perché i ruggiti di quelle bestie che uccisero e straziarono la sua amata Arewendil nell'altro mondo lo terrorizzavano ancora. Morì ai tempi delle guerre contro Ancalagon il Nero e sebbene fossero passati millenni e nuovi mondi vennero creati da allora, in sé lo spirito di Ermes, l'allora Otar conservava una memoria lucidissima e consapevole.
    Restò taciturno per un po', ancora sdraiato sulle fredde pietre di Fornost quando il suo gufo gli chiese che cosa vi era scritto ed Ermes rispose allora, ritornando nella realtà:

    -Radagast sta parlando di draghi! Ti sembra possibile? Draghi? Che cosa sta dicendo Radagast, non starà forse delirando?-
    -Draghi ne sei sicuro?- Ribatté intimidito il gufo bianco. Ermes annuì e allora Farastur continuò:
    -Ermes conviene forse sentire Radagast e comprendere meglio la situazione.-
    -No amico mio, in effetti, sappiamo che Morgoth è riuscito a tornare nel nostro mondo e questo gli avrà permesso di richiamare le sue antiche creature e di farne nascere delle nuove. Non bisogna sorprendersi tanto che oltre a quelle bestie note come Muturi e alla progenie di Ungoliant ci siano anche i draghi. Dopotutto questo è sempre stato il suo esercito. Questa situazione mi impone di non poter andare da Saruman, sarei uno sciocco a ignorare un problema così maestoso.
    Non posso nemmeno andare da Radagast immediatamente, senza aver compreso bene questa faccenda. Devo parlare con qualcuno che è stato molto a lungo nei piani del nemico.
    Dovrò interrogare Pallando che ho rinchiuso a Carn Dum.-
    -E Radagast?-
    -Quanto a Radagast, amico mio, ti assegno questo compito: viaggia da lui e attieniti ai tuoi comandi, ma digli che deve riferire questa notizia almeno a re Legolas che ha fatto risalire sul trono! Gli elfi silvani devono essere avvisati di questa storia. Mentre voi farete ciò io spero di raggiungervi lì a Bosco Atro. Pensi di essere all'altezza di tale compito Farastur?-
    -Certo, Ermes puoi contarci!-
    -Grazie amico mio! Gli dei ti benedicano!-

    Così si salutarono e il pallido Farastur sparì volando oltre le nebbie gelide di Fornost. Non capiva perché ma questa situazione lo aveva talmente sconvolto da farlo piangere. Sarà stata questa notizia, sarà stato il ricordo di Arewendil, sarà stata la separazione col suo adorato Farastur, sarà stato il tornare a Carn Dum e sovvertire i suoi piani, fatto sta che cavalcava il suo svelto destriero piangendo.
    Ci volle mezza giornata per tornare a Carn Dum e appena vi arrivò, con le lacrime asciutte per il freddo, corse e arrivò nei piani superiori della sua fortezza. Lì vi aveva confinato con la magia Pallando, affinché non potesse commettere altri guai. Era da molto che i due non si parlavano, almeno dal loro ultimo scontro. Ermes era riuscito a convertirlo ma sapeva che la possessione che torturava il Blu non era facilmente rimovibile e per questo lo aveva bloccato. Quest'oggi volle dargli fiducia e liberarlo per parlargli. Eccolo che lo vide dietro quei muri magici, girare nelle stanze superiori. Ermes lo chiamò e gli spiegò:

    -Pallando! Da molto non ci parliamo. Voglio darti una possibilità, perché ho fiducia in te nonostante tutto. Ti voglio liberare da questo incantesimo vincolante, perché ho bisogno di importanti informazioni, che solo tu potrai fornirmi! Vieni con me, scendiamo sotto nel grande salone. Beviamoci qualcosa di caldo e parliamone. Devo farti leggere questo messaggio- gli mostrò la lettera di Radagast.- e devo sapere che cosa ne sai tu!-

    Così disse e con le sue mani sciolse l'incantesimo. E così facendo, dopo una breve occhiata al blu iniziò a scendere, senza timore di concedergli le spalle, scendendo per primo
     
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    E dire che questa era la fine del discepolo del possente Orome: marcire nelle alte celle di Carn Dum. Era una punizione davvero esemplare per il tradimento che aveva cospirato contro tutti i membri del suo stesso ordine, tuttavia percepiva lo spreco dei suoi poteri nel rimanere chiuso lì dentro.
    L'antico demonio che lo aveva posseduto era stato scacciato dai poteri di Ermes, e allora perché rimanere ancora sigillato qui dentro, tra barriere magiche impenetrabili senza cibo né niente? Si prospettava davanti a lui un destino di miseria, in cui la sua stessa carne lo avrebbe mangiato vivo per la fame.
    Che crudele pena gli era stata inflitta da Ermes!
    Ora non faceva che girare a vuoto per quella sala grigia, polverosa e nauseabonda per i suoi odori di umidità e putredine, rimuginando e arrovellandosi preda di pensieri ossessivi: gli sembrava risentire in lontananza la voce tenebrosa di quel demone che lo aveva assillato a lungo.
    Strillava come un pazzo per quei saloni contro quella voce oscura, contro l'oscurità del grande nemico e seguivano a quei momenti di paura, i momenti nostalgici quando passava la sua eternità nelle sale di Valinor a contemplare la bellezza celeste.

    Così passarono lunghi giorni e lunghe notti e Pallando si tenne il conto di tutte queste, attraverso le piccole fessure che l'aspro vento di Angmar aveva creato su quei muri, come ultimo baluardo della sua esistenza.
    Era pomeriggio quando sentì avvicinarsi presso quelle sale Ermes. Lo rivide e lo trovò diverso da come lo ricordava, più scarno e stanco. Aveva l'impressione che qualcosa lo stava perturbando profondamente, al punto da tornare sui suoi passi e rivolgere di nuovo la parola al suo vecchio amico Pallando. Gli venne spiegato ciò che successe e capito il motivo di tale incontro, seguì disperatamente felice Ermes oltre quella prigione.

    Arrivarono nella grande sala di Carn Dum e qui insieme al suo superiore mangiò e bevve ciò che egli aveva conservato Ermes presso la sua dimora. Gli vennero serviti dei pregiati formaggi e del gustoso vino rosso, che lo ristorarono davvero dalla fatica e dal dolore provato in quelle sale.
    Proprio su quel tavolo vi era la sua vecchia pipa che Ermes gli aveva sequestrato tempo addietro, chiese il permesso per riprendersela ed essendogli stato accordato la riaccese, propagando il suo inebriante e ristoratore fumo per tutto il salone.
    Ora si sentiva davvero pronto ad affrontare tutti gli argomenti che per lunghi giorni avevano ignorato i due.

    Ermes allora gli fece leggere la scritta di Radagast, così disordinata e confusa, che dimostrava quanto ciò che avesse letto fosse davvero preoccupante per tutti loro. Pallando, tuttavia, non era completamente all'oscuro di ciò. Non conosceva i piani del nemico fino infondo, ma essendo stato a lungo uno dei suoi alleati e avendo avuto un incontro con lo stesso Mairon qualcosa poteva permettersi di dire di saperla.

    -Ebbene, Ermes, mi chiedi che cosa ne sappia io di questa faccenda? Io non ho mai visto con miei occhi tali creature, ma posso dirti che tra le schiere di Morgoth oltre al suo fedelissimo Mairon ci sono anche le più infide bestie che questo mondo abbia conosciuto. Sono risorti i figli di Ungoliant,sono rinati i feroci mannari ancora più forti dei comuni warg, e a Bosco Atro hanno vissuto i Muturi gli ultimi gingilli del grande nemico.
    Ti stupisce se nelle sue schiere sono tornati i figli di Glaurung? Radagast non mente riguardo ciò che dice di aver visto, non è uno sciocco dopo tutto. Dubito tuttavia che abbia potuto vedere più di un drago, poiché le loro dimensioni immense non gli avrebbero permesso di vederli a distanza, e lui non ne sarebbe uscito vivo per venircelo a raccontare. Immagino che la penserai come me al riguardo, no?
    Probabilmente avrà visto uno di quei draghi simili al temibile Ancalagon davvero di enormi dimensioni, al punto tale da scambiarli per due di loro. Mi ricordo che tu Ermes eri un grande appassionato in tema di draghi, per cui lo saprai senza dubbio meglio di me.

    C'è una cosa che però tu non puoi sapere, non avendo la mia stessa esperienza al riguardo. Tali creature non appaiono mai ai nostri occhi. Sauron mi apparve un tempo e mi rimproverò di aver agito troppo imprudentemente e in maniera troppo eclatante, poiché avevo tramutato un uomo in un abominio.
    Lo so, lo so è terribile! Ma non badiamo ora al male che ho fatto, ciò che è fatto è fatto ed è inutile continuare a discuterne, sono qui a raccontarti queste cose proprio perché mi pento di ciò che ho fatto. Ti sto raccontando questo aneddoto per farti capire che il nemico non si vuole mai mostrare per ciò che è: tende sempre a nascondersi e così devono fare anche questi draghi.

    Pensaci Ermes, i Muturi li ha più visti qualcuno? Pensi che Gandalf e Radagast da soli li abbiano estinti tutti? E i ragni? E gli orchi? E i troll? E i goblin? Dimmi, Ermes, che fine pensi che abbiano fatto queste creature? Sono celate! Tutti sono celati ai nostri occhi. Il sortilegio di Morgoth li protegge e gli impedisce di apparire e lo stesso avviene per i draghi. Si vociferava che nei regni di Rohan vi fosse un vecchio saggio molto capace a muovere bene la lingua, e alcuni commentavano ironicamente che parlasse come il vecchio Glaurung!
    E il caso vuole che Theoden pochi anni dopo sia morto! Certo il tempo scorre pesante sulle vite degli uomini ma tu davvero credi che non c'entri niente questo certo "saggio errante"? Così veniva chiamato costui!

    Io per molto tempo riflettei al riguardo e da poco mi sento di poter affermare con abbastanza sicurezza che, secondo me, per effetto di un sortilegio di Morgoth i draghi abbiano addirittura una doppia sembianza sia da uomini sia da draghi. Poiché non si possono permettere di vagare per questo mondo sotto quelle forme o sarebbe un annuncio clamoroso del ritorno dell'antico nemico. E ho il timore che quando sono degli uomini, indistinguibili dagli altri, possano essere davvero pericolosi per via della loro ambivalenza e della loro elevata persuasività.-

    Edited by Pallando - 2/3/2020, 22:40
     
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    Ascoltava pendendo dalla labbra del Blu quelle parole così sagge e spietate. Si vedeva bene che Pallando non voleva rendere implicito nulla durante il suo discorso, come a dimostrare quanto fosse cambiato da allora.
    Ermes questo lo sapeva: notava il cambiamento nel cuore del blu, ma temeva che il suo potere non sarebbe riuscito a tenere lontano quello del male per molto tempo. Certo, Pallando non era il tipo di persona senza carattere che sarebbe rimasto immobile tra i due fuochi, pendendo una volta da una parte e una volta dall'altra, per cui bisognava avere fiducia nella sua indole e nella sua determinazione, che finora promettevano bene.
    Ermes, mentre lo stregone fumava e continuava il suo discorso, si alzò dalla tavola per preparare il suo singolare infuso rilassante con effetto eccitante. E continuava ad ascoltare seriamente quel discorso.
    -Sì è vero! Mi sono sempre interessati i draghi e a Valinor scrissi molti libri. Non so perché ma me lo chiese Yavanna di farlo. Per cui scrissi dei grandiosi manuali che mi sono portato qui nella Terra di Mezzo. Dovrei averceli di sotto nella vecchia biblioteca. Dopo se ti va possiamo andarli a leggere! Li scrissi millenni fa e non mi ricordo più nulla.-
    Afferrò intanto che i due continuavano il discorso uno dei suoi biscotti che aveva tenuto ben riparati vicino all'alto camino del salone, e mangiucchiando e bevendo quell'infuso ascoltò le terribili parole di Pallando che finirono col mandarlo ancora di più in confusione.

    -Un saggio errante a Rohan? E che fine ha fatto? I draghi che si trasformano in uomini? Sei sicuro Pallando di ciò che mi racconti? Perché se questo fosse vero, la situazione è peggiore di quanto m'immaginassi.
    Io ero così convinto a dirigermi contro Saruman per fermarlo e riportare anche lui sulla retta via. Ero così convinto che la vittoria di Gandalf e Radagast presso Bosco Atro avrebbe almeno per un po' rallentato il nostro nemico, ma invece, a quanto dici, mi accorgo che solo noi siamo andati più lenti.
    Pare che il nostro nemico giochi delle illusioni più forti delle nostre, Pallando e credo che contro queste anche noi possiamo fare ben poco!
    Dimmi, che tu sappia esiste forse un metodo per distinguere questi draghi camuffati? E sai dove si trovano tali impostori?
    Ho inviato il mio fedele Farastur a Radagast, affinché gli spiegasse le mie direttive: avvertire il principe Legolas, o giusto, adesso è un re, del drago a Dale per fermarlo. Ho forse sbagliato?
    Non so come poter intervenire. Forse dovrei avvisare anche gli altri guardiani della terra di mezzo mi riferisco ai signori degli elfi: Galadriel ed Elrond, ma non sono in contatto con loro da davvero molto tempo.
    Non si può nemmeno cominciare a fare una ricerca precisa e selettiva di questi draghi per tutta la terra di mezzo.
    Dimmi Pallando, confido ancora in te e nella tua tetra esperienza di questi ultimi anni. Che cosa possiamo fare?-

    Intanto che finì quella frase si era già diretto davanti la vetrata che stava infondo alla sala. Scorgeva la soffice neve depositarsi granello dopo l'altro a formare quei delicati manti nevosi che avvolgevano tutto l'antico reame di Angmar.

    -A proposito Pallando! Dimmi un'altra cosa. Perché questo argomento ci ha distolto da un altro che non abbiamo ancora affrontato. Come hai trovato Angmar? Dove sono i nazgul? Ho dei sospetti che riguardano la mia alta signora, ma non oserei mai essere tanto insolente nel dichiarare tali sentenze se non vere.-
     
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    Da quando aveva iniziato a parlare Pallando osservava con i suoi occhi anziani e celesti i movimenti del capo degli Istari. Ne compiva pochi e ben calibrati in modo sistematico, e questo lo portò a pensare che, per quanto potesse camuffarlo all'apparenza, dentro di sé aveva l'animo irrequieto pronto a lanciare un qualche messaggio ancora più delicato di quello che stavano affrontando.
    E come previsto dal Blu ecco che la patata bollente venne lanciata al suo bersaglio. Ermes con severa inflessibilità gli chiese di ciò che Pallando aveva scatenato prima di essere rinchiuso in questa fortezza. Per cui doppi si fecero i racconti e doppie le preoccupazioni: ora oltre ai draghi bisognava rivangare i tempi passati, ma non si tirò indietro da questa sfida e pronto rispose:

    -Desidero chiarire nel più breve tempo possibile ciò che ho fatto, poiché, spero tu possa comprendermi, non è un argomento per cui ho piacere a parlarne. Tutto è successo facendo degli esperimenti alchimistici nei laboratori ai sotterranei. Cercavo un potente veleno capace di procurare una morte lenta e dolorosa, durante la quale la vittima fosse totalmente impotente. Studiando questo fiore, lentamente ma inesorabilmente, si avvelenò anche la mia anima che si fece sempre più cupa e maligna. Iniziai a bramare tutti i segreti che hai nascosto qua a Carn Dum. Questa fortezza è sempre stata uno dei più grandi centri di magia di tutta la Terra di Mezzo. Il suo antico padrone ha conservato qui molto del suo antico sapere e io lo decifrai tutto. Ho letto tutti i suoi grimori, e so che anche tu l'hai già fatto, eppure a me hanno fatto un altro effetto più penetrante e corrompente. Sono stato traviato in una specie di negromante, che si dilettava a giocare con la magia nera. A forza di studiare tutti i suoi tomi, decisi di conoscerlo di persona per imparare direttamente da lui un sortilegio: la stregoneria Morgul.
    Tu già l'hai vista nelle Tumulilande, quando sei venuto a combattermi, poiché è stato grazie a tale stregoneria se sono riuscito a rianimare i morti.
    Io l'ho trovato andando dalla sua regina la tua signora Luinil. Anche lei è stata catturata dal sortilegio di Morgoth ed era diventata una terribile signora dei ghiacci. So che fu sua la causa di quella glaciazione nel regno di Gondor, ma so anche che lei stessa si è divincolata da quell'incantesimo oscuro.
    Non ho, però, sue notizie da davvero molto molto tempo. Ma confido nella sua forza come nella tua.-

    Si pulì la pipa, poiché si era esaurito il tabacco, e mentre faceva quest'operazione disse a Ermes velocemente, poiché leggermente impaurito della sua reazione:

    -Io conosco ancora la stregoneria Morgul. Non voglio illuderti dicendo che il tuo potere mi ha cancellato anche la memoria. Quanto al suo uso, però, mi attengo ai tuoi comandi, Ermes. Se mi autorizzerai, io se ci sarà la necessità la utilizzerò.
    Molti di voi sono contrari alla necromanzia eppure rappresenta un intero nuovo campo di studi arcani che si potrebbero sviluppare contro il nostro nemico. Immagina di poter usare un qualche spettro per andare a raccogliere informazioni da qualche parte della terra di mezzo.-

    Notò di essere stato fulminato da Ermes non appena pronunciate quelle parole, per cui si zittì subito e riprese a parlare del loro tema principale:

    -Comunque mi hai convocato per discutere dei draghi e non d'incantesimi. Ciò che io posso consigliarti è di allarmare tutti i regnanti di questa terra, avvisandoli che probabilmente tra le schiere dei loro uomini più fidati vi possano essere alcuni con la lingua biforcuta, capaci di manovrargli la mente.
    Annuncia queste parole anche ai signori degli elfi, quella razza è la nostra unica speranza. E lascia che Radagast avvisi il re di Bosco Atro, perché è al nostro collega che gli deve la vita. Sicuramente verranno mobilitati gli elfi silvani sia per salvare Dale sia per difendere Bosco Atro.
    Non abbiamo armi per abbatterli. I racconti tramandavano che le uniche armi in grado di rompere la corazza dei draghi fossero le frecce nere, ma in questo mondo non se ne vedono da millenni e nessuno sa ancora fabbricarle. Forse Saruman, che trascorse la sua precedente vita come servitore di Aule, potrebbe saperne qualcosa, ma purtroppo lo abbiamo perduto.
    Invece su come distinguere la loro natura forse esiste una preghiera a Mandos che amplifica il potere delle percezioni e la capacità di rivelare gli spiriti degli uomini, se giusti o corrotti.
    Non mi ricordo come recitava, poiché era un lungo canto in Quenya.-
     
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    Guardava dall'ampia vetrata dinanzi a sé il gelido paesaggio di Carn Dum: le alte torri, le rovinate guglie e i lunghi ponti dell'antica città di Angmar. Tutto lì si era congelato rimanendo immune al tempo, eppure tutta quella calma non riusciva a placare l'inquietudine dell'alto stregone.
    Il passato di Pallando era una grande responsabilità da giudicare, nonostante fosse allievo del sommo Mandos. Sarebbe stato giusto fargli dimenticare ogni segno del passato oppure era meglio lasciargli usare le sue vaste conoscenze per scopi più nobili?
    Sbuffò tormentato e rispose a Pallando:

    -Sai meglio di me quanto la magia sia vasta, potente e pericolosa. Esiste gente che non possiede il nostro sacro dono e per usare la magia sacrifica se stesso o le altre vite. Noi Istari abbiamo definito tali magie come "Nere" o talvolta anche dette del "sangue".
    Il nostro compito non permette il sacrificio di vite perché noi siamo qui per tutelarla non per adattarla ai nostri scopi. Hai ragione nell'affermare che i campi da scoprire sono ancora molti, ma se alcuni sono stati banditi è per un motivo: perché gente fragile come te vi cade in trappola e si perde.
    Guarda lo stesso Saruman! Un tempo si sentiva così orgoglioso di indossare le sue vesti, taluni lo chiamavano il Multicolore perché appena le sue vesti si muovevano, scintillavano diversi colori che rappresentano l'essenza della magia elementare. Tutti erano riassunti in un unico colore: il bianco. E lui era così fiero e superbo di indossare le vesti bianche, i sommi indumenti degli Istari, eppure ora, dopo aver ricercato chissà quali stregonerie, ha rinunciato a tutto ciò per diventare il Nero.
    Vedi, Pallando, la magia corrompe gli animi, e chi possiede poca forza di volontà si perde e rimane succube dei suoi stessi poteri. Per questo motivo io, come capo degli Istari, non potrei mai incoraggiarti a ricorrere a certi incantesimi, tantomeno a ricercarli, perché la fine che hai fatto è stata quella di unirti alle schiere dell'Oscuro nemico del mondo.
    E temo che possano ritornarti alla mente quegli oscuri pensieri.
    Adesso ti prego di seguirmi!-

    Si spostò e chiese al suo collega di seguirlo per i lunghi corridoi di Carn Dum fino a raggiungere i piani di sotto dov'era custodita una delle più grandi biblioteche di tutta la Terra di Mezzo.
    Nel suo intimo Ermes era sempre stato un collezionista e un archivista ed era riuscito nel corso di molte ere durante i suoi viaggi a raccogliere molti libri, pergamene e documenti che sommati all'antico sapere del Re degli Stregoni, che viveva all'epoca in queste sale, avevano reso la sua biblioteca davvero ragguardevole.
    Con uno schiocco di dita tutti i lampadari e le torce si accesero e le fiamme illuminarono gli antichi testi conservati tra quegli scaffali e quelle teche.

    -Siamo qui per cercare i miei vecchi tomi: il mio libro sui draghi e il manuale degli incantesimi preghiera. Ti prego però di non toccare nulla qui, sono molto geloso della mia collezione! Nemmeno Elrond ha tutti questi libri.-

    Così andò solo a cercare tra gli scaffali ciò che cercava e non ci mise molto perché ricordava a memoria la catalogazione dei suoi testi. Quindi andò infondo alla sala circolare per trovare in una libreria il tomo che scrisse a Valinor: "Descrizioni sui draghi". Non si ricordava che fosse così voluminoso, però tante pagine erano solamente dei disegni raffiguranti la loro anatomia.
    Lo posò su un tavolino che gli stava vicino e andò a recuperare l'altro libro di preghiere.

    -Eccoli qua Pallando li ho presi tutti. Prego, accomodati pure qui vicino a me, li analizziamo insieme.-
    Appena entrambi si sedettero Ermes evocò una bottiglia di buon vino rosso e dei calici in argento per tenerli pimpanti durante la loro analisi.

    -Dunque leggendo qui il mio tomo c'è scritto:

    "Le creature più spettacolari e grandiose fino a raggiungere chilometri sono i discendenti dello stesso Ancalagon il Nero, la creatura perfetta.
    Differisce dal Verme per la presenza d'ali e per il maggior potere che esso possiede nel suo corpo. Tali creature sono dette di seconda generazione.
    Non si devono confondere, però, i draghi alati con le viverne che rappresentano forme meno evolute e meno magiche dei potenti draghi di seconda generazione quelli più temibili e più lunghi.
    Esisteranno anche draghi ancora più piccoli che rappresenteranno la terza generazione, costoro saranno probabilmente più vulnerabili ma finora non vi è mai stato uno scontro.
    Morgoth ha protetto i draghi costruendogli una corazza di squame davvero particolare, per colore e per resistenza. Solo la Vingilot, la nave volante, è riuscita ad abbattere il più grande dei nostri nemici e anche delle armi particolari potranno scalfirgli questo corpo.
    Ma come ci si può avvicinare a un drago? Il loro fiuto è altamente sviluppato, possano fiutare i nostri passi già da lunghe distanze, rendendo impossibile qualsiasi attacco ravvicinato. Bisogna essere prudenti in tema di draghi e tenere le giuste distanze anche per non cadere vittima dei loro giochi di parole. Si armeranno i popoli con frecce magiche capaci di fendere le loro squame. Inutile sperare nella magia degli Ainuir più bassi poiché ne sono immuni. Confidiamo nel potere celeste dei Valar e nelle malattie a cui potranno incorrere."



    -Perciò immagino che Radagast avrà trovato forse un drago di terza generazione, perché un drago di seconda generazione avrebbe distrutto per dimensioni l'intera città di Dale e non gli avrebbe permesso di osservare la scena da lontano. Anche questo tipo di draghi rimane immune ai nostri incantesimi, ma sicuramente non lo saranno alle antiche armi nere. Chissà se sono ancora in circolazione.-

    Cercò in quel tomo se vi fosse scritto qualcosa riguardo il loro mutevole aspetto, ma non c'era nulla, poiché evidentemente questo era un nuovo potere che avevano assunto.

    -Qui Pallando non c'è nulla riguardo ai loro cambiamenti di aspetto, ma su questo manuale c'è scritta la preghiera per Mandos. Eccola qui! È nella più antica lingua elfica, ma non è così lunga come dicevi. Si chiede solamente al dio di discernere tra la realtà e l'illusione, concedendo il dono della visione.
    Un potere simile potrebbe essere esteso a tutti gli altri membri del nostro gruppo, garantendo a tutti la possibilità di vedere chi si nasconde dietro quelle sembianze!
    Poi, però, scoperto che quello è un drago camuffato cosa si fa?-
     
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    -Ermes posso capire il perché mi dici tali parole. Ho profondamente deluso tutto il mio ordine ed è vero, ma non ti scordare che non sono l’ultimo stregone arrivato su questa terra. Io giunsi tra i primi insieme ad Alatar e a Saruman e questo non mi rende uno zimbello succube dei miei stessi poteri. Tutti noi ultimamente abbiamo approfondito certe arti magiche che ci hanno reso più potenti, forse non avremo dovuto palesarle per via del nostro compito sacro ma capisci bene anche tu che la situazione corrente ce lo impone.
    Mi ricordo nelle Tumulilande che anche tu invocasti dei giganti di roccia e so che sei stato a Fornost per rievocare il Martello della Terra! Quindi non predicarmi di non poter utilizzare certi incantesimi quando anche tu non potresti usarli. -

    Si sentì davvero infastidito quando sentì l’alto Ermes predicargli di essere succube, vittima dei suoi stessi artifici magici. Parlava con una tale alterigia da far pensare allo stesso Pallando che si fosse scordato il sacrificio del Blu quando lo andò a salvare nell’antro più tenebroso dei Tumuli del Nord dalle grinfie di Saruman.
    Anche in quella situazione era ricorso alle arti dell’evocazione eppure sembravano avergli fatto molto comodo quel giorno.

    -Vorrei che ci ripensassi quanto a quanto hai detto. Negheresti a uno stregone di esprimere sé stesso in tutte le sue forme? Non pretendo che cambi idea ora ma spero che rifletterai sulle mie parole. Un tempo evocai davanti ai tuoi occhi uno Iartinnol, delle creature non appartenenti a questo mondo, che tuttavia ti hanno servito bene per salvarti da Saruman.
    So che ho tanto per cui devo pagare ma non puoi nemmeno costringermi a vivere il resto della mia esistenza con un masso gigante sulle spalle o sarei inutile come guardiano di Arda.
    Comunque… fammi strada, Ermes, ti seguirò a cercare i tuoi preziosissimi tomi! -

    Concluse con quella vena di sarcasmo, visibilmente inasprito. Si alzò dallo scranno sui cui si era accomodato, finora molto comodamente, e seguì il suo superiore nei piani inferiori di Carn Dum tornando in quella maledetta biblioteca che un tempo l’aveva consumato.
    Ciò che Ermes era riuscito a mettere insieme era davvero strabiliante tuttavia, e sebbene odiasse quel posto per via dei ricordi a esso collegati, egli non poteva non esprimere la sua approvazione, la sua meraviglia al suo collega che vi girava come se ricordasse a memoria la disposizione di ogni singolo testo lì conservato.
    Intanto Pallando si accomodò su un tavolino e quando lo raggiunse Ermes insieme si misero ad analizzare per bene quei testi.
    Ascoltò tutta la trattazione sui draghi di cui non ricordava molto e trovò quel testo molto illuminante, secondo lui doveva essere diffuso almeno agli altri Istari perché in pochi rammentavano le proprietà di quelle antiche creature. Eppure Ermes sembrava davvero molto geloso del suo volume e non intendeva accondiscendere facilmente alla proposta dello stregone.
    Sentì infine anche la preghiera di Mandos, un rituale in lingua Quenya che si appellava allo stesso Valar affinché fosse concesso a colui che l’invocava di osservare la realtà dietro le apparenze fisiche. Un potere davvero sorprendente ma che aveva un effetto molto limitato nel tempo e costava davvero parecchie energie.

    -Il piano per come l’abbiamo immaginato sembra essere davvero efficace. Tuttavia non possiamo far sospettare alla creatura umanizzata che sappiamo la sua reale forma, perché sarebbe troppo rischioso. Semmai si divertisse ad apparire nella sua forma da drago devasterebbe tutto. Dobbiamo essere scaltri e avvertire chiunque sia possibile avvertire di questa notizia. Si vedrà lì poi come agire.-

    I due continuarono a discorrere di tante cose e passarono l’intera nottata sveglia a parlare ancora di tanti fatti e vicende di cui o uno o l’altro non era a conoscenza.
    All’alba del giorno dopo a seguito di quella fruttuosa conversazione Pallando apprese di una rovina vetusta nei pressi dei Rifugi Oscuri, che conservava ancora qualche testimonianza dei primi elfi giunti nella Terra di Mezzo a seguito della Guerra dell’Ira.
    Il Blu spiegò a Ermes la sua intenzione di dirigersi lì per andare a indagare meglio sulle fonti prime di questa faccenda dei draghi.
    L’altro stregone sembrò molto felice della sua scelta e non commentò nulla.
    Rispose a Pallando quando stava partendo da Carn Dum su uno di quei lupi delle nevi che avrebbe riflettuto su quanto gli era stato detto a proposito dei riti di evocazione.
    I due si salutarono e Pallando iniziò la sua corsa verso i Rifugi Oscuri.

    [Fine]
     
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