Benvenuta contessa in una giornata di ordinaria follia.

Kili, Bravyan, Siriad

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    Kili strizzò gli occhi, il viso contratto in una smorfia di puro fastidio mentre un irresistibile pizzicore gli pungeva l'interno del naso e...

    -Etchunghete!-

    Scosse appena il capo, lui stesso stupito quando una gocciolina di muco si affacciò dalle narici arrossate. Un raffreddore?
    No, non poteva essere, aveva la pellaccia troppo resistente; eppure una cosa che non sopportava di certo era la polvere che si accumulava fra gli scaffali antichi e le mura con un principio di muffa. Per non parlare di quei libri sin troppo complessi per una testa ormai prossima a fondersi come cioccolata lasciata accanto al fuoco.

    -Fröbert, credo sia ora di chiamare qualcuno che si occupi di quelle brutte macchie. Non voglio ritrovarmi a sentire strillare la regina, quando le vedrà.-

    -La divina misericovdia ce ne scampi.- Si augurò il consigliere, certo che il suo signore non avrebbe avuto nulla da ridire al riguardo. -Mi occupevò pevsonalmente di tvovave una pevsona adatta a tale incombenza.-

    -Ti ringrazio. A nome delle orecchie di tutto il palazzo.- Kili sorrise, colmo di gratitudine.

    Poteva apparire un dovere piuttosto semplice, quasi un nulla ma se lo si cumulava a quanto il nano aveva in quegli ultimi anni fatto per lui, si poteva ben comprendere per quale ragione gli occhi di Kili fossero tanto luminosi. Era oramai evidente che vedesse in lui più un amico che un sottoposto. Titoli e onorificenze erano un qualcosa di puramente formale, sotto le cui apparenze si celava un legame ben più saldo.
    Gli era stato accanto quando i timori di divenire sovrano avevano rischiato di farlo cedere e quando le perdite avevano lasciato un segno indelebile ben nascosto; a tutti gli effetti, se inizialmente lo trovava indisponente con quel suo accento particolare dato dalla erre moscia unito allo scrupoloso puntiglio a dir poco esasperante, a distanza di pochi anni non avrebbe più saputo farne a meno.

    Il re di Moria si alzò dunque dallo scrittoio, avanzando pochi passi in direzione della porta mentre lasciava a Fröbert poche, semplici istruzioni.

    -Tornerò quanto prima per concludere la revisione dei dati sul raccolto. Ho bisogno di prendere un po' d'aria.-

    Non ebbe nulla da ridire il nano dalla chioma ramata, conscio dei progressi del sovrano in tal senso. Un po' di svago gli avrebbe fatto bene ed inoltre ora aveva anche doveri familiari cui assolvere: di certo non sarebbe stato lui il folle a tenerlo distante dalla regina, specialmente se questo poteva evitargli di vederla pestare i piedi, magari con l'assurda pretesa di convocare mercati da ogni dove perché Kili la trascurava, dunque sua altezza doveva necessariamente fare acquisti folli per poter essere incantevole ed attirarne le attenzioni. Pura follia.
    Era anche abbastanza certo che la nana lo odiasse in particolar modo, dato che il signore di Moria trascorreva più tempo in compagnia del consigliere che della regina stessa.

    Ad ogni modo, Kili non aveva pensato di andare incontro alla consorte, non nell'immediato almeno.
    Sapeva bene che questo l'avrebbe fatta irritare, ma andare d'accordo con lei era quasi più stancante che seguire gli affari di tutto il regno: Siriad era meravigliosa e non mancava di regalità in quella sua postura precisa o nella fine gestualità ma era capricciosa e tenace, una ragazzina viziata che non ottenendo quel che desiderava era capace d'impuntarvisi fino a prosciugare le forze di chiunque.
    Aveva però incontrato nel Durin pane per i suoi denti, perché per quanto tollerante e d'indole pacifica, Kili conosceva bene il senso del sacrificio e certe richieste gli sembravano davvero eccessive oltre che pretenziose.
    Aveva quindi preferito dirigersi verso le scuderie, certo che una cavalcata gli avrebbe permesso di distendersi e allontanare le preoccupazioni.
    Invece vi trovò proprio l'oggetto di quei pensieri, insieme a qualcuno che davvero non si aspettava d'incontrare.

    -Bravyan? Che mi venga un colpo, cosa ci fai qui?-

    Ignaro dell'invito che la sua sposa aveva fatto recapitare alla figlia di Yotir, Kili le sorrise sorpreso e al tempo stesso talmente lieto di rivederla da scordare i convenevoli.
    Nessun galante baciamano per la fanciulla, la quale invece ottenne un caloroso abbraccio proprio davanti alla propria dolce metà.
     
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    Erano passati già alcuni mesi da quando si era stabilita in modo permanente lì a Moria e aveva preso il posto di damigella della regina, Siriad; ricordava ancora l’invito, le parole incise sopra e – infine - il suo tentennamento se andarci o meno. Sì, perché le aveva fatto strano ricevere tale invito, soprattutto se scritto dalla mano dell’ormai moglie di Kili, con tutte le conseguenze del caso: Bravyan si rivedeva nella casa dove lei e Kili si incontravano, un nascondiglio segreto che solo loro conoscevano. I ricordi di quella serata tornavano alla mente nei momenti di tranquillità – rarissimi – e per lei era l’ennesimo colpo basso, come se tutto quello fosse accaduto per colpa sua. Ma i giochi erano ormai fatta e Bravyan non poteva più farci nulla, se non provare ancora qualche altra tecnica per accettare la situazione.

    Quella giornata era iniziata esattamente come tutte le altre, con Bravyan a compiere i suoi doveri e seguire la regina dovunque andasse; giornata che ebbe un risvolto più felice perché sia lei che la regina raggiunsero le scuderie, e a Bravyan si illuminarono gli occhi nel vedere i suoi amati beniamini. Oh, per lei gli animali erano sacri, tutti per la verità, e la loro vita era assai importante; nessuno doveva permettersi di ucciderne uno, sia che fosse per caccia sia per altro motivo. Quando Bravyan incontrava un cacciatore, lei usava il suo infallibile arco e frecce e, con esse, deviava le altrui frecce, permettendo infine all’animale di scappare via e trovare un rifugio tranquillo. Si avvicinò ad uno dei tanti animali tenuti dietro la recinzione e – con delicatezza, ne accarezzò il capo: un brivido percorse la schiena, questo sì che era il paradiso!
    Neanche si era resa conto dell’arrivo di Kili, talmente presa dai pony e dall’amore che provava per loro, tant’è che si era presa pure lei un colpo, e ci era mancato poco che investisse pure Siriad.

    «Oh, buongiorno anche a te Kili, e grazie per il colpo!»

    A Bravyan piaceva scherzare, sperando che a Siriad non partisse un neurone – o più di uno – e che, soprattutto, non le decapitasse la testa. Cosa che avrebbe fatto sicuramente dopo, dato che la nana ricambiò l’abbraccio di Kili. Ora sì che vedeva la sua testa ruzzolare per terra davanti a tutti.

    «Sono…passata di qui per venirvi a trovare, ho avuto modo di incontrare e conoscere la regina.»
     
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    Di stoltezza non peccava il Cristallo del Deserto e che i doveri prosciugassero la sua dama di compagnia s'era da un pezzo avveduta; sicché brevi momenti di svago con gli animali le concedeva, giacché di taluni individui più sopportabili e meritanti tolleranza li reputava.
    Dacché a Moria la coetanea s'era stabilita, di farne menzione aveva con furbizia evitato e scongiurato in tal modo tra i due un possibile incontro nei precedenti mesi, prima che per il consueto viaggio di controllo dei territori Kili partisse.
    Per quanto Moria immensa fosse, conscia era tuttavia di non poterlo infinitamente procrastinare ora che il re era tornato: di giorni era questione o forse di ore.
    Oppure, ancora, per malandrina beffa del destino, tale incontro aspettar non poteva ulteriormente: una nube scura sul viso della regina passava, a dar del disappunto tacita testimonianza innanzi alle affettuose dimostrazioni fra i due.
    Un lembo della pregiata gonna pizzicato, ad evitare un rovinoso capitombolo seguente a tanta sgraziataggine da parte della contessa, suscitante sdegno nell'animo già piccato.
    Prorompente, quel livore in tempesta nello stomaco le rimestava e per arroventarne il verbo premeva.

    Innanzi a loro si trovava e la mancanza d'attenzioni disprezzava, eppur le bianche perle della superiore arcata prontamente intervennero ad arrestar l'avanzata di una lingua troppo tagliente. Uno sforza che il sangue le avvelenava, eppur l'imposizione di contenersi seguiva senza da loro distogliere l'infuocato sguardo.
    Un unico, pressoché recitato schiarirsi di voce per ricordare loro che invisibile non era e neppur troppo distante.

    «Mio Signore, raro é incontrarvi al di fuori del vostro studio. Se lo avessi saputo qualcosa avrei potuto organizzare, magari un piacevole svago. Ciononostante sono lieta di constatare con quanto entusiasmo la novella abbiate accolto. Ignoravo quanto affetto scorresse tra voi ed i lontani vostri parenti dei Monti Grigi. Dovevo forse aspettarmelo, vista la rinomata passione che i Durin mostrano verso i cugini.»

    Fiele scorreva invisibile dietro il raggiante spicchio di luna su quel niveo viso d'oro incorniciato e un terremoto le dita scuoteva, ché di tirare uno schiaffo al viso irsuto del nano suo consorte spasimavano.
    Al re solo la frecciatina dedicava, ma colei che maggiormente l'animo ne aveva indisposto, senza dubbio la contessa era: come osava una così scarsa dignità mostrare, ad abbracciar con tanta foga il Durin da lei sposato e verso la regina mostrarsi irriconoscente a tal punto?
    Vacillavano gli aggraziati piedi figurativamente calpestati e le viscere ribollivano, infastiditi pizzicavano gli occhi al pensiero che di gelosia potesse trattarsi giacché Kili, a lei, tanto ardore mai l'aveva dimostrato.
     
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