Combattere un antico nemico

Autoconclusiva

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  1. Thorin Scudodiquercia Durin
     
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    Quella notte stessa, come aveva ribadito ai parenti, partì verso i Monti Bianchi. Lasciò Fili e Sili alle spalle, nelle mani di Mewena e Dalir, sapendoli al sicuro e ben protetti da Moria.
    Viaggiava in solitaria, Thorin, come non faceva da tempo. I giorni di Erebor, delle grandi camminate per valli, parevano giorni lontani, offuscati in una mente che aveva vissuto troppo. Seguì la via principale, ritenendola più sicura (in tal modo avrebbe evitato di perdersi fra i boschi). C'era molto da fare e da progettare e prima sarebbe giunto a destinazione prima avrebbe fatto rientro in patria.
    Fili non lo avrebbe perdonato csì facilmente, oramai lo conosceva come le sue tasche, ma sapeva anche in cuor suo che soffriva. Quel giovane nano aveva visto giorni migliori ed in quell'ultimo periodo pareva che le notizie (belle o brutte) stessero prendendo il sopravvento sul suo animo.

    Gli mancava tremendamente Bilbo, i suoi altri due figli, la corte e le Montagne Azzurre. Ma poi alla mente balenò la domanda che per ultima gli fece Fili.

    Fra voi c'è ancora qualcosa?

    Era difficile spiegarlo a voce. Certo, non poteva dire di si, come di no. Lui era certo dell'amore per lo hobbit e anche se in quell'ultimo periodo (sia per questioni burocratiche che per mancanza di tempo) l'armonia fra loro era divenuta assente, non significava certo che aveva smesso di amarlo.
    Forse Mewena era divenuta, per quell'unica volta, una sorta di appagamento per le carezze negate di quel periodo.

    Finalmente lo sguardo si posò su quelle che dovevano essere le vette dei Monti Bianchi. Un cumulo di ghiaccio e fumo ancor si levava alle estremità. Fu tragico immaginare quanti nani avessero perso la vita la sotto.
    Si avvicinò a quella che una volta era l'entrata per la montagna. Il passaggio era ostruito da cumuli di massi e solo allora capì che il lavoro da fare era immenso.
    Un gruppo di nani lo raggiunse in sella ai loro pony. Non lo riconoscettero subito, ma poi gli diedero i dovuti onori.

    - Vi aspettavamo con dei nani, Thorin -, disse uno di loro.

    - I nani arriveranno fra una settimana, il tempo necessario per racimolare tutto il materiale e raggiungervi dai Monti Azzurri. In quanti siete rimasti? -

    - Eravamo trentamila, ora siamo in duemila soldati -

    Gli orchi avrebbero causato meno morti, pensò mentre diede un colpo alla pancia del pony col piede facendosi seguire dai tre nani.
    Si diresse verso l'accampamento e qui scese dalla cavalcatura.
    Andò a salutare qualche soldato lievemente ferito, poi passeggiò per il cimitero improvvisato dando il suo saluto ai morti in battaglia.

    - Thorin ci serve l'esercito di Dwalin per contrastarli. Ora pare tutto tranquillo, ma sembra più la pace prima della tempesta! -, intervenne un generale accompagnando l'Imperatore in quella passeggiata improvvisata.

    - E li avrete, stasera stessa manderò i corvi sia a Dwalin che a Dàin, Moria per il momento ha bisogno di tutti i suoi soldati ma non appena Dréin farà il suo rientro provvederò a fargli inviare una legione qui, per supporto -, spiegò Scudodiquercia mentre si avvicinò ad un focolare per trovare riparo dal freddo.
    Non era più abituato a quel pungente gelo e, anche se la sua pelle era oramai ben forgiata, il ghiaccio penetrava nelle ossa.

    La sera calò tranquilla ed i nani s'apprestarono a preparare un ottimo banchetto con quel che riuscirono a cacciare. Lepri, furetti, volpi e qualche bacca per dare un sapore a quella selvaggina.
    Ma nel cuore di chiacchiere e storielle vecchie come le loro spalle ecco che un ululato riecheggiò nell'aria. Pareva proprio il verso di un lupo, anche se esso in realtà proveniva da un corno lontano.

    Thorin lo riconobbe nell'immediato e lanciò l'allarme prontamente.

    - Riconoscerei quel suono infernale fra mille... Preparatevi e tenete ben salde le vostre asce. Azog il Profanatore sta arrivando! -

    Dopo tanto tempo il destino pareva ancora giocare a nascondino. Pensava fosse morto in chissà quale antro di Erebor ed invece eccolo li, ancora a spadroneggiare per i suoi territori. Oh no, i Monti Bianchi non avrebbero fatto la fine di Erebor, abbandonata e violentata da una viverna. Il terreno vibrò come in preda ad un terremoto improvviso. Erano in molti, il doppio e forse anche il quadruplo di quanto fossero loro.


    Lo scontro iniziale fu cruento. Le lance dei nani sfondarono la carica degli orchi, ma non bastò a fermare quell'odiosa avanzata. E Thorin si fece un varco. mozzando teste con la fedele spada, la stessa utilizzata nella battaglia per la riconquista del suo regno natio. Con gli occhi andò a cercare Azog e non fece fatica ad inquadrarlo. Questo lo sfidò con lo sguardo, separandosi dal gruppo di diavoli impazziti, dirigendosi a sinistra, laddove non c'era più nessuno. Thorin digrignò i denti. Inferocito e carico d'odio lo inseguì allontanandosi così dalla massa in battaglia. Superò alcune macerie e si ritrovò di fronte ad uno spiazzo nudo di terra fangosa, con il silenzio e lo sguardo di Azog addosso, a pochi metri di distanza.

    - E così ci incontriamo nuovamente, Azog il Profanatore. Ma non gioire poiché questa volta sarà l'ultima! -

    - Come sta la tua progenie? So che ha avuto l'ardire di riprodursi... I miei Caragor avranno di che sfamarsi in questi giorni! -, un ghigno beffardo e la prima pugnalata (sebbene immaginaria) colpì Thorin al petto.
    Che si trattasse di bluff?

    Non disse una parola, ma dal suo sguardo trapelò tutto l'odio e l'irritazione per l'orco. Si attaccarono come due bestie selvagge. La lama di Thorin si scontrò con quella impiantata nel moncherino causato dallo stesso duecento cinquant'anni prima. E si rese conto che effettivamente era più giovane.
    Le parate e le scoccate parevano una danza frenetica, fino a quando Azog non decise d'impugnare una mazza puntuta.
    Doveva stare molto attento Thorin, poiché una minima distrazione e la testa gli sarebbe partita.

    - Ma come Thorin, m'immaginavo d'incontrare i tuoi nipoti! Magari questa volta il biondo si sarebbe schiantato contro il ghiaccio per davvero! -, sibilò Azog durante l'attacco.

    Il nano balzò all'indietro ma scivolò sul fango ritrovandosi con la schiena a terra.

    Fili... Come poteva dimenticarsi di quel giorno? Avrebbe potuto perderlo per un suo sbaglio, un errore fatale che lo aveva costretto a mandarlo in avanscoperta. Se solo avesse preveduto la trappola...

    Si girò per rimettersi in piedi, ma la mazza di Azog fu più rapida. Colpì con violenza la spina dorsale di Thorin che sputò sangue d'impatto. Un dolore lancinante ed il suo urlo riecheggiò per la vallata. Lo prese per la folta chioma bruna, avvicinandosi al piccolo dirupo dove al di sotto si svolgeva l'altro combattimento.

    - Il vostro re è morto! -, urlò ai nani sbigottiti. E lo lanciò di sotto, lasciando che il tonfo riecheggiasse nei corpi dei suoi sudditi.

    Ed il buio prevalse.
     
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