Omaggi ben attesi

Damon e Aragorn

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  1. Damon Mano Rossa
     
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    La sensazione di potere era inebriante, mentre scorreva nelle vene, sotto la pelle chiara e poco baciata dal sole; tanto aveva dovuto patire e sopportare, per riuscire solo a farsi un nome decente ed un titolo rispettato.
    Ed ora ai vertici più alti.
    Splendida disinvoltura nel suo volto privo d’espressione, anche se dietro la maschera poteva celarsi il più terribile dei ghigni: di chi ha raggiunto il suo scopo ultimo, in una scalata improbabile.

    Si era fatto beffe di chi lo dava come un illuso, un disperato sognatore che arranca nel fango, per potersi permettere anche solo di indossare degli stivali dal materiale pregiato. Aveva sputato sangue e nervoso, combattuto mille e più battaglie interiori e legislative, e s’era imbarcato nella migliore delle sfavillanti imprese degne di nota.

    Ed ora sedeva sul trono di Rhun.

    Acclamato e imprecisamente ben voluto dal resto della marmaglia festante, che per giorni protrasse voce e festanti grida di giubilo da sotto i balconi ricolmi di fiori e da cui scendevano drappi recanti il suo personale stendardo.
    Rhun vibrava di nuova vita e il ruggito che si celava dietro ogni corpo smanioso di ribalta era ben udibile ai sensi del giovane sovrano.

    Aveva dato disposizione che la sua “dolce” metà fosse condotta a palazzo, ma nel bel mezzo della traversata dei predoni, accidentalmente, ne fecero scempio e lasciarono ai corvi i resti martoriati, mentre quei pochi spiccioli si disperdevano di mano in mano e le voci di un complotto si spargevano a macchia d’olio.
    Chi era tanto folle da prendere di mira il salvatore di quelle terre baciate dalla divina provvidenza, in un momento tanto tragico?
    Cani e sciacalli, maledetti da ogni bocca, per tale affronto!

    Gli stessi che avevano raso al suolo la speranza di quella terra fiorente, solo poche settimane prima.
    Ah! Gondoriani privi di minima pietà, verso la stessa razza, di etnia differente.
    Ogni villaggio ed ogni paese s’era fatto vicino al lutto del re, e nella capitale ricolma di vita si potevano sentire mormorii d’inquietudine verso la bella Città Bianca, Minas Tirith, che sembrava essersi fatta beffe delle sofferenze altrui, ritrovando beltà e sussidi consistenti.

    Damon non premette ulteriormente su quelle malelingue, ma ne prese atto e se ne fece tesoro, mentre vestito dei colori del lutto piangeva la sua scomparsa moglie, chiedendosi quale sarebbe stato il futuro del suo casato, ora nel più alto dei podi.
    Naturalmente era farsa per gli allocchi che ne vedevano il buon cuore, mentre interagiva in segreto con i peggiori, fra le ombre del palazzo per mettere ulteriore sotterfugio nel cuore dei più deboli.

    Sapeva che ben presto sarebbe sopraggiunto il buon Sire Aragorn, poiché del suo viaggio erano informati in molti, e lo stesso Nain III ebbe modo di rendergli omaggio, nei giorni trascorsi.
    Damon tutt’ora attendeva, nella sala del trono, dove colonnati di bianco marmo decoravano e sorreggevano un soffitto a più volte; aspettativa nei suoi azzurri occhi, ghiaccio vivo, nella futura vista di un re rivale che si faceva avanti verso la sua persona.

    Fantasticava sul probabile incontro, mentre alcuni funzionari ricevettero istruzioni su come far progredire quella ricca città, mentre le contrade esterne avrebbero ricevuto il giusto compenso ed aiuto per le perdite subite.
    Rhun era forte, e ben presto si sarebbe sollevata all’unico grido: vendetta.
     
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  2. Aragorn figlio di Arathorn
     
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    Alle prime luci dell'alba, Aragorn e la sua scorta si misero in viaggio verso una destinazione che era stata decisa e stabilita da tanto tempo. Molti avvenimenti ritardarono la venuta di quel momento ma ora non vi era più nulla in grado di impedire che ciò accadesse. Trascorsero giorni di meritato riposo e rinvigorimento tra gli alloggi dei Monti Rossi prima della partenza, per dare l'opportunità al Lord Nain III Pugniferro di organizzare e radunare la squadra di nani che avrebbe ricostruito Osgiliath una volta fatto ritorno a Gondor. Ebbe modo Grampasso di ricevere notizie riguardante il suo fedele guerriero Alin e se ne compiacque di quanto potesse essere lontano dalla sua Terra Natia e delle sue scelte. Difficilmente avrebbe trovato tra le fila dell'esercito gondoriano un altro uomo con lo stesso coraggio, la sua forza di volontà e la stessa caparbietà del Ramingo di Gondor.

    Mediocre era la distanza tra i due regni e separati da un apparente grande lago chiamato Mare di Rhun, il quale venne costeggiato dal contingente gondoriano e dai nani, ed altrettanto breve fu il tempo impiegato per oltrepassare quella che era la linea immaginaria che separa il confine tra il dominio dei nani e quello degli uomini. A distanza di tempo, le conseguenze della Peste si facevano ancora vedere nelle case sparse tra i campi agricoli. Molte di esse erano in balia delle fiamme mentre altre erano state abbandonate da giorni se non mesi ormai. Ogniqualvolta Aragorn incrociava con il suo sguardo questo tipo di panorama, una fitta al petto lo coglieva all'improvviso a tal punto da provocargli una rabbia verso il colpevole che fu in grado di creare questo massacro. Fece ricorso a tutta la sua forza di volontà per mantenere la calma e cercare di arginare i punti pericolosi fino al raggiungimento del regno vero e proprio.

    Aragorn fece segno al suo contingente di fermarsi una volta giunti davanti al cancello principale delle mura. Scese dal cavallo e il movimento compiuto fece muovere il mantello, dando ulteriore enfasi al gesto eseguito. Si mosse di qualche passo per essere a breve distanza dalle guardie, che lo guardarono attentamente mentre il volto era nascosto dall'elmo, e successivamente si presentò con le dovute maniere.

    << Salute a voi uomini di Rhun. Io sono Aragorn conosciuto con il nome di Re Elessar e giungo per poter proferire parola con l'attuale Signore del regno. Io e i miei uomini veniamo in pace ed attenderemo il volere del vostro Sire, positivo o negativo che sia. >>

    Si espresse in modo cordiale ed esaustivo, eseguendo un inchino per omaggiarli della loro disponibilità nell'ascoltare le parole del ramingo Dunedain, ed attese che una di loro andasse a riferire il tutto per poter parlare faccia a faccia con il diretto interessato.
     
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  3. Damon Mano Rossa
     
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    Ebbe modo di prender posto sullo scranno di legno massiccio, intarsiato dei migliori rubini sulla parte superiore dello schienale, mentre i drappi del casato decoravano la parete alle sue spalle e molte delle colonne che costituivano la sala del trono.
    Composto ed in attesa, seppe del sopraggiungere del re di Gondor da una delle guardie, che ricevette l’ordine di far proseguire il cammino di Aragorn all’interno delle sale, per infine trovarsi di fronte ai suoi occhi.
    Consiglieri e milizia presidiavano quel luogo, mormorando, i primi, fra loro su un incontro quasi atteso da tutta la popolazione.

    Le voci sul viaggio del sovrano di Minas Tirith erano volate come gracchiare di corvi, e non pochi erano stati gli sguardi iracondi rivolti verso la scorta reale, in una blanda cospirazione di recidere la testa al mandante della strage d’innocenti avvenuta presso l’intera Rhun; quante mogli avevano seppellito mariti e figli e quante lacrime s’erano spese per uomini che armi mai avevano toccato, se non quelle di legno dei propri fanciulli.
    Eppure nessuno aveva detto nulla, né aizzato la propria rabbia, tacendola dietro sguardi iracondi e labbra contratte.
    Persino le guardie erano rimaste impassibili, nello scortare Aragorn e la sua truppa verso colui che attendeva piacente nella stanza del trono.

    Damon si mise ben comodo e in regal postura, facendo cenno al capo del gruppo di avanzare; non era intenzionato ad alzarsi dallo scranno fino a che gli omaggi non sarebbero stati protratti. Solo allora avrebbe considerato aperto quel colloquio.
    I suoi uomini rimasero appostati in riga, in posizioni strategiche della sala, pronti a qualsiasi cenno e o scelta sbagliata protratta dall’ospite verso il proprio signore.
     
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  4. Aragorn figlio di Arathorn
     
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    Breve fu l'attesa davanti alle guardie che sostavano a difesa dell'entrata principale, la quale essa si aprì non appena una di loro fece ritorno dopo aver riferito il messaggio del Re di Gondor al Sovrano di Rhun. I due guerrieri si fecero da parte mentre altri li attendevano per scortare il gruppo gondoriano verso la Sala del Trono. Fu impossibile per Aragorn e i suoi uomini passare inosservati e la loro presenza fu travolta da una miriade di sguardi di ogni sorta e genere. Occhi colmi di rabbia, altri di rancore, alcuni di disprezzo mentre pochi di dolore e tristezza perché in quel regno il sentimento che predominava era solo uno ossia la vendetta. Cercò Grampasso di mantenere una postura corretta e salda, evitando di farsi intimorire e rassicurando i suoi guerrieri per far si che la loro mente non possa dare vita a pensieri o gesti inappropriati.

    Il cammino lungo il corridoio proseguì con scioltezza e senza alcuna interruzione da parte degli abitanti dell'Est, fino al raggiungimento della grande porta che dava accesso alla Sala del Re. Essa venne ampiamente aperta, accompagnata da un singolare scricciolio causato dalla ruggine che si formò sulle cerniere lungo il corso degli anni, e un singolare inchino in segno di saluto venne eseguito dalle guardie prima di dare la possibilità all'erede di Isildur di oltrepassare la soglia d'entrata. Re Elessar ringraziò con un cenno di capo i due soldati per averli condotti fino a destinazione e non esitò ad avvicinarsi per essere totalmente al cospetto del regnante. Si fermò e lo stesso fece la sua scorta per potersi inchinare, al fine di rendere omaggio nei confronti di colui che accettò di accoglierli nel proprio regno.

    << Vi porgo i miei più sentiti omaggi Signore di Rhun. Se la mia identità vi è nascosta io sono Aragorn, conosciuto con il nome di Re Elessar, attuale Re di Gondor. Siamo giunti io e la mia scorta al vostro cospetto con lo scopo di interagire con voi sugli eventi che accaddero in questi ultimi mesi e di instaurare una possibile alleanza al fine di contrastare le forze oscure che incessantemente cercano di sottomettere i Popoli Liberi. >>

    Esclamò dopo essersi rimesso in posizione eretta e con lo sguardo fisso sul trono dove sua maestà siedeva composta. Non diede importanza ai guerrieri presenti nella Sala e posizionati in punti strategici ma cercò di concentrarsi esclusivamente sul motivo principale della sua venuta nelle Terre dell'Est. Attese che il suo saluto venne ricambiato e ai possibili quesiti che il sovrano avrebbe rivolto al ramingo Dunedain.
     
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  5. Damon Mano Rossa
     
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    La corte attese in assoluto silenzio, mentre quel che fu il Ramingo, ora re dei re, di fronte ai loro occhi snocciolò le parole di saluto verso l'uomo seduto sul regal seggio.
    Damon mantenne fissa postura per tutto il tempo, prima di emettere un singolo movimento con le anche, sistemandosi più verso sinistra sul trono, posando gomito sul braccolo e assumendo una posizione quasi sorpresa ed irriverente.
    -Conosco la vostra identità, Aragorn figlio di Arathorn, e sono assai curioso di comprendere la natura intrinseca di tale visita.- La voce era un connubbio di falsa perplessità e sorpresa, mentre una mano fu posata sul petto e l'altra rimase immobile in una posa di riposo sul bracciolo.
    -Parlate di oscure forze che s'aggirano incontrastate per tutte le terre, e devo darvi atto che avete ragione, Sire di Gondor: noi tutti abbiamo potuto rimirare cotanta insolenza proprio sulle nostre persone.- Fece vagare lo sguardo su tutti coloro che si erano riuniti nell'attesa di quell'incontro, come a prendersi un minuto proprio di silenzio.

    Tornò infine a posare gli occhi sul ramingo, umettandosi le labbra, mentre intrecciava le dita delle mani, posate così entrambe sul bracciolo destro, mentre l'intera postura rimaneva bilanciata verso un lato.
    -Come poter dimenticare il rapimento che io stesso ho subito, dalla mia dimora, nel quale mia moglie ha dovuto vivere giorni d'apprensione per la mia infausta sorte...Rapimento ordito da colui che tutta Arda conosce come un vostro fedele sottoposto, ed amico, che scorrazza per queste lande come se fosse padrone egli stesso della vita e della morte dei comuni esseri viventi; e proprio di morte si può parlare, in questo caso!- Il tono assunse una breve nota alta, quasi inviperita, mentre il viso era connubbio di assoluta impassibilità, con gli occhi che proiettavano luce inqualificabile, mentre le parole venivano esposte con così tanta euforia di patimento.
    -Quanti uomini e baldi giovani hanno subito il ratto della vita, per un peccato mai commesso...Rhûn era sull'orlo del baratro, Aragorn di Gondor, e se non è stata la pestilenza a rendere concreta la cosa, è stato il vostro spetto, che egli sia dannato più e più volte! Posso solo ringraziare Umbar se il rispetto della mia persona è rimasto illeso.-
    Un altra pausa fu lanciata e la schiena di Damon rimase ricurva, mentre le gambe erano immobili, seduto ancora in quel modo altezzoso ed attento sullo scranno di Rhûn.
    -Ditemi ora, Re di Minas Tirith: cosa avete da dire a vostro discapito, per evitare una gogna pubblica di fronte alla brava gente di Rhûn?-
     
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  6. Aragorn figlio di Arathorn
     
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    Gli si congelò il sangue. La pelle divenne fredda e la bocca arsa. La salivazione cessò inaspettatamente e a stento seppe autocontrollarsi per non perdere il lume della ragione e cadere sotto il giogo della debolezza fisica e spirituale. Si mise ad analizzare mentalmente tutte le informazioni che il sovrano gli disse ed a cercare un collegamento tra esse. Difficile gli fu trovarne almeno uno possibile e preferì emettere parola per non far insospettire nessuno dei presenti dell'attesa causata dalla scossa emotiva rucevuta.

    << Mi rammarico con tutto il mio cuore per il gesto che Rhun subì per mano del fantasma di nome Arthas. Fate bene a maledirlo poiché, se fossi stato nei vostri panni, la stessa collera e la stessa rabbia avrei provato nei suoi confronti. Vi posso giurare che non ho giusti motivi per poter innalzare la sua vendetta millenaria contro le forze che sono ostili nei confronti di Gondor perché, come ben sapete, il Giuramento che vi era tra i Morti e gli Uomini era stato rispettato e portato a termine nella battaglia ai Campi del Pelennor anni or sono. Da quel momento la Maledizione si spezzò e poterono liberamente vagare per la Terra di Mezzo, senza alcun vincolo con niente e nessuno. >>

    Si prese una breve pausa, prima di proseguire, per poter umettare le labbra e idratare leggermente la gola.

    << Per molte lune non lo vidi e non seppi nulla. Non ebbi alcuna notizia sulla sua esistenza e sulle sue gesta tranne quando lo chiamai nel periodo in cui la Peste fece il ritorno. Mi sorpresi della comparsa della sua essenza davanti ai miei occhi e gli chiesi la sua protezione da eventuali attacchi da parte delle Forze Oscure durante l'epidemia. Egli acconsentì e successivamente lo mandai ad Umbar nella speranza che la Regina Elaheh mi aiutasse in memoria dell'alleanza stipulata tre anni fa. Il desiderio venne esaudito e da allora non lo vidi più fino alla fine della Peste. I numerosi impegni, i viaggi che sto intraprendendo mi impedirono di ringraziarlo per ciò che fece nei confronti del mio popolo ed ora mi ritrovo al vostro cospetto, con il solo scopo di debellare la Peste anche nel vostro regno e di unire i nostri popoli sotto un unica bandiera. >>

    Aragorn si espresse al meglio delle sue capacità e cercando di essere il più convincente possibile. Preferì attendere ulteriori risposte davanti alle sue motivazioni che avevano il compito di spiegare ma soprattutto provare che le azioni compiute dal fantasma non erano state ordinate da lui stesso ma da qualcuno o da qualcosa, che nell'ombra architettava i suoi piani e ad insaputa di tutti i presenti all'interno della Sala del Trono, prima di estrarre l'antidoto che avrebbe curato ogni malato dal morbo.
     
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  7. Damon Mano Rossa
     
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    Il silenzio che calò nel salone ebbe modo di strappare non pochi mormorii, dal popolo lì riunito, in attesa che il re di Gondor professasse le sue colpe in merito dell'accusa ricevuta.
    Damon non mosse muscolo, lasciando che l'uomo riferisse tali conclusioni, evitando di mostrar lui un'espressione divertita o poco plausibile per la solennità del momento.
    Se avesse avuto il potere di leggere i sentimenti del Gondoriano, Mano Rossa ne avrebbe avute di cose da estrapolare, mettendolo verbalmente in ginocchio.

    Ma senza tale arteficio, l'uomo di Rhûn lasciò che le parole del sovrano risuonassero fra le magnifiche volte del soffitto. Quasi ne fu pregna la sala del trono, e alcuni quasi poterono leggere la sincerità del ramingo dal verbo che dettò.
    Fulgida speranza, esigua, a differenza del veleno che era stato messo loro in corpo, da prima dalla Peste, poi dalle azioni dello Spettro, ed infine dalla capacità di Damon di far girare le giuste informazioni.
    Si sporse dalla sua seduta, alzandosi infine per porre le braccia dietro la schiena, in una statuaria posa impeccabile.

    -Come molti qui presenti, non posso che sentire la vostra sincerità, Re di Gondor. Nessuno potrebbe alzare mano in sfavore di tale novella che voi stesso avete raccontato. Ma è pur sempre vero che questo Spettro da voi è sempre stato accolto e voi stesso avreste dovuto disfare tale artificio, una volta che la grande battaglia passata ebbe trovato fine. Ma così non è stato!- Infervorò la voce, il re di Rhûn, asprendo l'espressione ora contrita, in una cupa e malcelata ira.

    Molte voci fra i popolani sobillarono il resto degli ignoranti pecorai che li circondavano, andando a far crescere il malcontento nelle anime di quegli sventurati.
    -Anzi, gli avete concesso carta bianca per il mondo, e di questo lui si è servito come se fosse un Dio. Una colpa che, mi aggrava dirlo, vi porterete per sempre nell'anima. Tutti conoscono la storia degli uomini delle Montagne, e del loro tradimento. Avreste dovuto scegliere con maggior cura le azioni che avete perpetrato, e mettere fine alla sua esistenza nell'immediato. Avremmo di sicuro risparmiato il bagno di sangue che ne è sopraggiunto.- Si guardò intorno, Damon, trovando consenso nel viso dei propri cittadini e sudditi.

    Oh, quale piacevole conseguimento di vittoria.

    Tornò a posar sguardo su Aragorn e contrasse le labbra con fare duro.
    -Voi portate una cura ad un male implacabile, ma quanto di ciò che voi millantate di poter curare, è davvero plausibile?- Allargò le braccia, attendendo quasi una risposta dall'altro sovrano, che non gli permise di dare, perché lanciò uno scacco preciso all'ex ramingo. -Andatelo a dire a Rohan, vostra alleata: mi son giunte voci che un vostro uomo ha portato una cura del genere direttamente nelle mani della principessa Eowyn. Uno specchietto per le allodole!- Gridò, facendo un passo avanti, quasi pestando il piede.

    Un rumoreggiare spaurito provenne dal popolo, abbeverandosi delle parole del loro monarca.
    Questo passeggiò davanti a loro e ad Aragorn, gesticolando con la mancina con fare attento e prudente.
    -Le persone continuano a morire. Tale prodigio non è altro che un'inganno! E se non mi credete, vi invito a porre il vostro cammino presso Edoras, per guardare con i tuoi stessi occhi ciò che ti sto narrando. Solo allora potremo avere un'argomento di cui discorrere, e un'alleanza da mettere in pratica. Per adesso, non mi fido di ciò che proponi, Re di Gondor.-
    Fu quasi come se Damon avesse lanciato una bomba incendiaria in mezzo alla folla: questa prese a urlare improperi e fomentarsi, contro gli uomini di Gondor.
    Le guardie di Mano Rossa mantennero il cordone di sicurezza, ricacciando indietro il popolo, che pareva inferocito e ben lungi dall'essere placato.

    Damon allargò ancora le braccia, guardando il figlio di Arathorn, indietreggiando per sedersi nuovamente sul trono.
     
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  8. Aragorn figlio di Arathorn
     
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    Praticamente impossibile fu per Aragorn far ragionare colui che siedeva sul trono. Non vi era modo di far comprendere che il fantasma non aveva più alcun vincolo con la razza umana, in particolare con i Numenor. Soltanto l’alleanza li accomunava ma nessuna maledizione, sortilegio o patto di sangue legava i due sovrani. L’ignoranza prevaleva sull’intera popolazione e il nutrimento lo prendeva dalla mente e dalle parole che Damon Mano Rossa elaborava e pronunciava. Non parlò bensì tacque per tutta la durata del discorso ma non si fece mettere i piedi in testa davanti alla spavalderia che il Conte utilizzava davanti alla folla. Svariate volte Mano Rossa tentò di sminuirlo e di riversare ogni problema su di lui, mettendo in questione perfino Rohan e l’inefficacia dell’antidoto sul popolo. Non credette ad ogni singola parola, avendo avuto la prova del contrario sui suoi cittadini, e non appena arrivò il momento di assentarsi, sentenziò la fine dell’incontro con queste sue sole ed ultime parole.

    << Un’abbaglio avete preso riguardo Rohan e molti altri ne prenderete fin quando non ragionerete con il vostro cervello. Dipendere da persone di cui non si conosce nemmeno il passato non vi porterà da nessuna parte. Un successivo incontro ci sarà ma molte Lune passeranno prima che i miei piedi calpesteranno il vostro dominio. Altri impegni, più importanti di voi, mi attendono. Salute a voi Damon. >>

    Si congedò sotto lo sguardo rivoluzionario del popolo. Troppo debole e troppo ingenua era Rhun per poter far parte del Regno di Gondor e nell’illusione di aiutarla, Re Elessar viaggiò invano nelle Terre dell’Est. Senza esitazione si lasciò alle spalle quel luogo di tirannia, con la speranza di non farci più ritorno, per poter rincasare a Minas Tirith e stare accanto alla sua amata Arwen durante la gravidanza.

    [FINE]
     
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7 replies since 26/2/2017, 21:29   129 views
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