- L'Era delle Grandi Guerre -

Capitolo 10

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    Capitolo X

    - L'Era delle Grandi Guerre -




    E gli anni si susseguirono, implacabili, come granelli di sabbia lungo una discesa irrefrenabile nel gorgo della clessidra del tempo. Le stagioni cambiarono e l'anima degli uomini si inasprì, mentre fra di essi prese a serpeggiare il dubbio della ragione.
    Da Est sopraggiunsero notizie di una battaglia feroce, fra i Primogeniti di Eru, i Noldor di Forlindon contro la stirpe di Thranduil nel Nuovo Reame Boscoso: Legolas Verdefoglia aveva dettato legge contro gli uomini di Gondor e allo stesso Aragorn, per l'affronto subito contro il precedente regno di suo padre, e in difesa del figlio di Arathorn si schierò proprio Gil-Galad con i propri alleati.
    Fu così che scaturì la tanto temuta Guerra delle Terre Brune, dove molti perirono e ingiustizie furono perpetrate, per un'unico desiderio di vendetta e rivalsa.

    - So bene che questa è una follia, so bene che quella che sto intraprendendo sia una via malsana, la guerra non è mai stata la decisione giusta. Ma quale dovrebbe essere la decisione giusta in questo caso?
    So quello che è accaduto, conosco bene le cause che oggi mi hanno spinto ad essere qui, e per le quali il mio esercito rischia la vita.
    La vera scelta sbagliata sarebbe dimenticare qualcosa che non deve essere dimenticato, fingere non curanza per qualcosa di troppo importante; qualcosa che io non sono disposto a ignorare. -

    [Legolas]


    A ciò seguì il blando tentativo dei Gondoriani di recuperare ciò che rimaneva di Osgiliath dalla feccia di Mordor, senza successo. Furono giorni bui, al quale seguì un tale male che solo negli antichi scritti e nei racconti degli anziani si poté ritrovare: la Peste.
    Dilagò come un fiume in piena, mietendo vittime innocenti fra i Popoli Liberi, ponendo gli uni contro gli altri senza possibilità di rivalsa alcuna; solo l'ausilio dei grandi poteri e delle grandi menti, spianò la strada alla speranza, mentre ombre a sud facevano tremare la terra fin nelle viscere delle immense montagne.

    Il Maia nel suo silenzio divertito si ritirò nelle ombre, compiacendosi del suo meschino operato, che avrebbe ghermito anime di semplici popolani, da prima, spingendosi successivamente alle genti altolocate, per portare scompiglio ed ulteriore maldicenza contro i vertici del potere, che osservavano con occhi basiti il mondo crollare sotto i loro piedi.
    Era a questo che mirava quel Maia, ripudiato dalla sua stessa gente ed odiato da coloro a cui aveva prestato i suoi servigi.
    Non vi era compiacimento nel distruggere in un sol colpo un reame tanto prospero, ma portarlo alla rovina in un lento decadimento...Oh, questo sapeva di un gusto agrodolce, su palati prelibati.
    Le labbra furono inumidite dal tocco della lingua, come a pregustare il connubio di morte e sofferenza che li suoi gioghi stavano protraendo, fra la gente di Sire Aragorn.
    E non si sarebbe fermata solo alla Bianca Città, no.
    Pestilenza migrava, era un empio potere che viaggiava, grazie anche all'ignoranza di chi fuggiva per trovarvi salvezza, portando con se un nuovo focolaio.

    [Mairon Sauron]


    Era questo ciò che l'oscurità alla fine desiderava: il caos, il dolore e la sofferenza nel mondo meticoloso che Eru con i suoi canti, agli inizi di ogni cosa, aveva da prima plasmato, lasciando poi che fossero i Valar a proseguirne l'operato. Un'oscurità che veniva solo sussurrata, per paura che prendesse realmente forma, quell'incubo, nel cuore di chi avea comprensione maggiore dei fatti incresciosi.
    Ma ignare erano le genti comuni, mentre Morgoth decretava tormento alla luce, soggiogando le creature più pure e liberando orrori d'ogni genere che invasero la stessa Terra di Mezzo.
    I Muturi sorsero dalle ceneri e dal fango, portando morte e distruzione in un mondo colmo già di entrambe, sull'orlo di un baratro infinito; marciarono da sud a nord, falciando coloro che si mettevano sulla strada degli ordini a loro impartiti.
    Soggiogarono per mesi, anni, il regno ormai allo stremo di Legolas, avendo questo sotto la loro prigionia, mentre anche i nani ebbero la loro parte di sventure.
    I Monti Bianchi caddero, il regno di Ralin I Durin fu raso al suolo e la sua discendenza messa alle strette, mentre Oltremare piangeva i propri morti e accoglieva con mite speranza le nuove nascite.

    Il cuore sembrò arrivargli quasi in gola, per quanto galoppava senza sosta per la paura attanagliante, mentre seguiva i passi della madre lungo i corridoi illuminati dalla luce diurna, e infine si fermò dietro la piccola nana, rimanendo come folgorato sul posto.
    Nenar s'era appena alzato, fuggito alla ricerca di chi aveva protratto quel gesto sconsiderato, mentre il guaritore si era inginocchiato accanto al corpo appoggiato allo stipite dello studio.
    Un lamento straziante uscì dalle labbra di Gwyra e il quartogenito dei suoi figli si appoggiò con una mano tremante al muro alla loro destra, sentendo le gambe farsi meno stabili, quasi rendendo l'equilibrio precario.
    Per un fulgido momento il tempo si fermò, divenendo polvere di fronte alla realtà che fu messa davanti ai loro occhi.

    [Nein Garaz]


    E si susseguirono le vicende, nuovi capitoli a questa storia furono aggiunti a mensole ormai impolverate di una biblioteca decadente, mentre tomi e tomi si sovrapponevano nelle dicerie del mondo in costante mutamento.
    Arrivarono presagi di nuove battaglie, fautrici le grandi casate che volgevano verso il preludio di tempeste implacabili.
    I primi che scontrarono le lame furono i Garaz, contro i lontani Lanciapietra, decretando ancora una volta chi dovesse essere l'indiscusso regnante delle terre dei nani d'Oltremare.

    Storse le labbra, seguendo la direzione opposta, vedendo il Generale lanciargli un segno di saluto dalla sua postazione elevata.
    Per poco non tuonò in un riso il monarca, gridando in antico nanico parole di derisione verso Yorgh e la sua scorta di valletti, pronti a difenderlo.
    -E' tutto qui quello che sai fare? Porco bisunto, scendi dalla tua cavalcatura e affrontami, se hai coraggio!- Si battè il pugno libero sul petto, flagellando un nuovo avversario, che ebbe l'ardire di colpirlo alla spalla.

    [Valein Garaz]


    Secondariamente dal caldo Harad fuochi d'una faida interna nella famiglia reale portarono alla flagellazione dell'intera cittadella, deflagrata per la potenza d'ingegno del secondogenito del casato dei Piediroccia.
    Il re, suo padre, colmo nella propria follia si scontrò proprio con i discendenti, decretando che nessuno avrebbe potuto spodestarlo dal trono che ivi deteneva da più di due secoli.

    Lui aveva deciso di usare la tattica del massacro nella sala dei banchetti? Lui aveva mandato dei falsi disertori fra le sue fila per fare uccidere alle spalle i propri guerrieri? Bene.
    Avrebbe agito di conseguenza, trattandolo come la peggiore delle cagne.
    Imbevette un paio di dardi di quel liquido mortale consegnatogli dalle stesse teste che Borin II aveva pagato per essere suoi servitori, ma li tenne solo come ultimi per ciò che si prestava a fare: incoccò il primo nella balestra recuperata da un porco morente, prese la mira, in tutta quella bolgia, sputando saliva a terra per quel fumo che gli dava un fastidio del demonio agli occhi.
    Il primo colpo andò a vuoto, ma non si perse d'animo, avanzando per lanciarne un secondo. Si sarebbe assicurato di procurargli il minor danno possibile, ma il giusto per "sedare" la sua folle convinzione d'essere immortale.

    [Thrain III Piediroccia]


    Ed infine fu degli elfi l'ultima parola, mentre gli Istari cercavano rimedio negli scontri continui che squassavano la terra amata dai Valar e da Eru.
    Miriel decretò vendetta contro Gil-Galad e la sua stirpe per la fine indecorosa procurata al reame di suo padre e alla perdita della libertà del fratello Legolas.
    Così s'abbatté contro Forlindon insieme ai Teleri di Eldanna, producendo un'onda di risonanza in tutta Arda, sulla caduta dei Noldor presso l'antico reame.

    Lui non temeva la morte, poiché rispettava il suo cammino e le sue azioni. Non sarebbe stato per quel passo che la sua vita avrebbe trovato fine.
    Promesse erano state pattuite e di secoli ancora avrebbe goduto con il sole sul volto e il profumo di salsedine contro la pelle.
    Eppure vi erano tante incognite in quel viaggio intrapreso insieme a molti fratelli di Oltremare: nessuno s'era tirato indietro, quando Miriel aveva richiesto quel sacrificio, in onore di un'antica alleanza ad unirli col sangue.
    E da piccolo e spavaldo, s'era fatto largo un vero principe, di fronte a duchi e conti, che di battaglie non ne vedevano da molto, se non piccole scaramucce con umani e nani.
    Ma nessuno s'era visto arretrare nei passi, posti invece in avanti, verso uno stendardo unito.
    Forse ancora una volta le diversità di una razza unica erano state poste da parte, per rendere omaggio a quel desiderio di vendetta comune, verso coloro che avevano portato disfatta nei secoli prima.

    [Lenwë]


    Solo quando il sangue fu sparso a macchiar terreno comune, in una continuità disarmante, un Bianco Consiglio fu richiamato a decretare la fine di tanta violenza, per porre rimedio alla suadente vittoria di Morgoth e dei suoi sottoposti.
    Si concluse così un'Era squassata da terribili eventi, che sarebbero rimasti nei cuori e nella mente dei Popoli Liberi per tutta la vita.
     
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