Selezione naturale - Prima parte

Monologo

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    Sahjir guardava le sottili colonne di fumo levarsi da un braciere posto al centro della stanza; oltre di esso, Lithiel armeggiava con un vassoio sul quale erano poggiate due tazze d'infuso verdolino, aromatizzato alla menta.
    La giovane sorrise all'uomo, spiegando le labbra con pacatezza e grazia che da sempre la contraddistinguevano.

    -Oggi é una splendida giornata. I ragazzi hanno fatto proprio bene ad approfittarne per fare un allenamento in giardino, anziché nell'interrato: é così buio quello! Ah! Spero che Tasso torni presto dalla sua missione, così potremo nuovamente leggere le carte insieme!-

    Da brava signorina aiutava i compagni come poteva: essendo gracile non riusciva a essere loro utile nelle loro missioni segrete o affiancandoli nei combattimenti, troppo pericolosi.
    Ma se restavano feriti, i confratelli sapevano di poter contare su un'infermiera di tutto rispetto, con un'ampia conoscenza e passione per piante di ogni tipo e proprietà, dalla mano decisa nel medicare ma anche carezzevole quando si trattava di rimboccare le coperte ai suoi pazienti, per i quali aveva sempre un buon incoraggiamento sulle labbra rosee.
    Era cresciuta bella e conosceva i segreti delle arti divinatorie proprio come l'uomo che le aveva fatto da mentore, ma non solo; possedeva un sesto senso che non era proprio del loro mondo e forse fu esattamente questo a farle allungare lo sguardo in direzione del porticato, sotto le cui volte i profumi delle piante esotiche e delle resine bruciate negli incensieri inebriavano la mente.
    Lo sguardo incupito, la pelle tesa in brividi che la mettevano in allerta: c'era qualcosa di brutto nell'aria, Sahjir non era unicamente perso nei suoi pensieri ma la fissava con insistenza.

    -Avete qualcosa da dirmi, qualcosa che non mi piacerà non é vero? Gli é successo qualcosa... Tasso non tornerà...-

    Prese posto accanto all'uomo, paziente nell'attesa del suo verbo che non tardò ad annunciarle l'arrivo di una missiva.
    L'umano prese una boccata di fumo, espirandolo successivamente in sinuose spire serpentine, poggiando sulle gambe della figlioccia una lettera esplicativa, sulla quale corsero subito le iridi curiose della rossa.

    -Le nostre strade dovranno separarsi, Lithiel: porterete i vostri passi presso i sommi capitani della vostra stirpe. Tasso ha messo le mani su qualcosa che non spettava a lui cogliere e non di questi tempi. Sarai tu ad assumere la responsabilità di questa interferenza, per evitare ripercussioni ben peggiori. Questi sono gli ordini della Dama e come ben sapete...-

    Un colpo secco inghiottì il resto delle sue fandonie, mentre le lagune verdi si ottenebravano, increspandosi di scuri lampi d'ira: l'uomo in men che non si dica si era ritrovato sbattuto a terra con violenza, la pipa era rotolata lontano, indegna delle loro attenzioni seppur ancora fumante.

    -Per quale ragione dovrei rimettere io le penne a causa di quella donna? Neppure l'ho mai vista! Perché c'é scritto che per un tuo errore i miei amici moriranno? Io non voglio perderli! Dimmi come salvare Tasso!-

    La giovane, in apparenza ventenne, si erse seduta inchiodando Sahjir al suolo, piantandogli una mano sul petto; fece pressione con questa, sino a rompere sotto al peso dell'uomo le assi del pavimento le quali, dopo aver scricchiolato con sinistri cigolii, cedettero con fragore ferendo la pelle bronzea del precettore, che rantolò col respiro mozzato.

    -Tasso é partito conoscendo la pericolosità della missione affidatagli. Se non é già morto lo sarà molto presto. La sua fine é segnata e non vi é nessuno che possa impedirlo. Credevo che il tempo per cercare il figlio di Durin a Oltremare fosse maturo, ma mi sbagliavo e la nostra esistenza non é più un segreto. Ho spinto a salpare un nano che appartiene a qualcuno di troppo potente e se non gli spiegherai che si é trattato di un tuo capriccio, anche gli altri moriranno. Dathura, Aconis, Helbus, Nerium, Abrus, Hiperi, Gimli... Forthwald...-

    Calcò bene su quel nome, che sapeva avrebbe sortito un effetto più intenso dei precedenti.
    Ma non nel modo che si aspettava.

    -Hai giocato con le stagioni, Sahjir, "cogliendo un frutto prematuro che non spettava a te individuare. Volevi compiacermi ma hai finito per addentrarti in un giardino proibito toccando una pedina che non spettava a te muovere"... Questo c'é scritto! Non mi hai mai affidato neppure l'incarico più banale e ora invece mi domandi d'immolarmi al tuo posto, come se fossi la più vile delle blatte da scartare e per di più con una missiva scritta di tuo pugno? Mi prendi per una stupida?-

    La pressione esercitata dalla mano, sottile e in apparenza delicata, era innaturale, finanche malefica e sotto di essa il torace dell'umano cedette.
    A quel punto la ragazza si ritrasse, come scottata, incredula davanti alla facilità con cui aveva rubato una vita e ora la vedeva scivolare dal suo tramite terreno.
    Sahjir sputò sangue e alcune gocce scarlatte raggiunsero il viso della giovane, pallido come la luna; a quel punto, l'uomo mostrò tenerezza nello sguardo, per quel mostro che gli si era rivoltato contro dopo che con tante premure l'aveva cresciuto: sapeva che sarebbe successo, anche questo era previsto.
    Nadeja lo aveva messo in guardia da quella serpe del demonio...
    Per questo le portò con dolcezza una mano sul viso, carezzandola per l'ultima volta unendo le gocce cremisi fra loro in una scia insanguinata che risaltava macabra sulla pelle chiara: un'ultima missione, perché quel bocciolo malevolo non finisse bruciato, perfino a costo di infliggerle il più vile e duro colpo, chiamato "verità".

    -Scritta di mio pugno? Oh, no sciocca bambina. Questi sono proprio gli ordini della Dama e se non mi credi vai, cercala e domandale per quale ragione abbia lasciato in vita uno scarto difettoso come lo sei tu, se non sacrificarti nel momento da lei ritenuto più opportuno.-

    A quelle parole, Il viso diafano di Lithiel si contrasse dalla rabbia, l'urlo usciva da una gola che bruciava di amarezza e ira.
    Ma tale grido nessuno lo udì, perché fu sovrastato dal sordo boato della terra squassata, un sibilo che si levava dalle profondità per esplodere nelle orecchie, accompagnato dal rumore dei solchi che crepavano e facevano cedere le colonne sfaldandole.
    Ben presto lo hammam fu un cumulo fumante di macerie e polvere, Lithiel stessa ne fu travolta e si raggomitolò furente e impaurita sotto al macigno che le cadde addosso e che per mera fortuna non la schiacciò sotto al suo peso, tenuto miracolosamente sospeso sopra il suo dorso dalla presenza di due colonne cadute distese.
    La fortunata disposizione le lasciava abbastanza spazio per restare in vita, ma non vi erano spazi per consentire all'aria di passare e per qualche ragione non riusciva a voltarsi: qualcosa la tratteneva e saggiamente la ragazza scelse di evitare di agitarsi per risparmiare l'ossigeno, nella speranza che arrivasse qualcuno a soccorrerla.

    Non sarebbe morta in quel modo!
    No!
    Lei voleva vivere, era così sbagliato?
    Non sapeva per quale ragione la Dama la volesse sacrificare, ma questa fantomatica presenza non si era mai degnata di una visita, di un cenno.
    Nessuno sembrava conoscerla o sapere che volto avesse; allora perché immolarsi nel nome di un fantasma?
    Perché aveva scelto proprio lei? Cosa aveva fatto di sbagliato?
    Non si era forse presa abbastanza cura dei confratelli?
    Li aveva curati quando stavano male!
    Si era fatta carico dei lavori più umili pur di poter in qualche maniera tornare utile, perché le avevano detto che non era fatta per sporcarsi le mani, per uccidere.
    Un simile fiorellino non doveva vagare come un'ombra per il mondo seminando la morte, più silenziosa di un bisbiglio come quei sicari facevano scomparendo poi nelle ombre.

    Eppure, proprio ora, aveva rubato la vita di colui che l'aveva cresciuta come se fosse nata esattamente per quello scopo.
    Nata per uccidere...

    Trascorsero solo pochi secondi, ma le parvero lunghissime ore con l'angoscia di poter soffocare; poi il frammento di muro che le era precipitato addosso fu respinto dalle braccia forti e possenti di un nano, permettendole di respirare nuovamente aria fresca: non era mai stata così felice di vedere Gimli.
    Gli occhi le si riempirono di lacrime e lo abbracciò con il cuore pompante di un fringuello atterrito, non riuscendo ancora a capacitarsi di essere davvero viva.

    -Lithiel! Che mi venga un colpo, sei stata fortunata a incastrarti così in mezzo a due colonne! Se non si fossero trovate lì ora saresti una polpetta umana!-

    Pochi istanti dopo fu avvolta dal profumo ben noto di Forthwald, il cui cuore batteva impazzito per il sollievo di vederla sana e salva: era da sempre stato al suo fianco ed era quella presenza chiave capace di placarne l'animo nei giorni peggiori.
    Tuttavia, in quella circostanza speciale fu scossa da singhiozzi di vergogna e colpa, pensando a quanto capitato un attimo prima del terremoto.
    Come poteva raccontare loro quanto era successo?
    Come poteva stare accanto ai suoi amici senza aver paura di sé stessa?
    Le gote bruciavano, rigate da stille salate che s'infrangevano sull'abito ora logoro e cencioso e gli occhi così acquosi scrutarono un punto di quella che un tempo era stata la sala circolare.
    Ben presto anche il nano e il giovane uomo seguirono il suo sguardo, individuando come Lithiel la mano coperta di sangue che sbucava da sotto le macerie.

    -Sahjir!- Gimli si arrabattò per tirare l'uomo del caldo Harad fuori da quella prigione ma con sgomento si trovò costretto a proclamare che per lui non c'era più nulla da fare.

    -Il soffitto gli ha schiacciato il torace... É morto.-

    Annunciò, abbassando il cappuccio per salutare rispettosamente l'umano.
    Le sue parole fecero però tremare Lithiel nel profondo: non era stato il soffitto.
    Quella forza da dove le era uscita? Erano state davvero soltanto la rabbia e la paura?
    Simili emozioni potevano mutare in assassina anche la persona più mite e pacifica come lo era lei?
    Si coprì il viso con le mani, sprofondando nel terrore, cullata dalle braccia e dai bisbigli di Forthwald che tuttavia non bastavano a tranquillizzarla.
    Non stavolta.

    -Waaah! Gentaglia della peggior risma!-

    Un urlo infantile attirò la loro attenzione e Gimli sfoderò l'ascia per deviare una freccia che altrimenti gli avrebbe trapassato il collo.

    -Noto con dispiacere che il terremoto non ti ha inghiottito, Aconis.- borbottò il nano, acchiappando la piccola peste elfica che aveva sferrato l'attacco potenzialmente mortale bloccandone l'assalto che aveva seguito quella aperta dichiarazione di guerra.

    - Non rubarmi le parole di bocca, Nanosterco!- Si agitò il ragazzino, facendo inevitabilmente cadere il cappuccio del mantello che scoprì una cascata nera come la notte e le guance ben gonfie d'ira.

    -Quante volte te lo devo dire?! Si dice Nanosterro! La mia città si chiama Nanosterro!-

    -E tu sei un nano dalla cacca puzzolente, quindi un Nanosterco!-

    Gimli e Aconis iniziarono a punzecchiarsi di santa ragione perfino in quella situazione, lasciando presagire che fossero entrambi in gran forma, così i due umani si allontanarono un poco per poter restare in disparte, tranquilli.

    Forthwald le spiegò di come, a un certo punto dell'allenamento, lui e Gimli si fossero trovati distesi a terra per colpa del terremoto e di come l'avessero trovata grazie a un lembo della gonna che fortunatamente sbucava dal suolo.
    In caso contrario sarebbero occorse settimane per poterla individuare.
    Lithiel annuì soprappensiero, accettando con mani tremanti una grossa foglia contenente l'acqua della fontana: era scalfita, ma per una fortuna insperata ancora funzionante. Il giardino era stato grossomodo risparmiato, i danni maggiori avevano colpito la struttura, sgretolatasi sotto la forza della natura.
    La ragazza bevve a piccoli sorsi per placare così il cuore in subbuglio, ascoltando distratta quel che il ragazzo aveva da dirle riguardo la necessità di cercare i superstiti e trarli in salvo.

    La rossa scosse il capo, aggrappandosi al polso dell'amico come a un'ancora di salvezza.
    Se quel che aveva letto sulla missiva e ciò che le aveva detto il mentore era vero, allora una disgrazia si sarebbe abbattuta sul loro hammam e avrebbe coinvolto anche "i sette" e Forthwald, a meno che lei non si fosse sacrificata.

    -Resterò io qui, voi dovete andarvene... Scaverò con le unghie, se necessario. Ma dato che voi state bene e avete una possibilità di salvarvi dovete allontanarvi il più in fretta possibile da qui: accadrà qualcosa di brutto in caso contrario.-

    -Non c'é modo che tu possa scavare tutta sola, sciocchina.- la voce di Dathura raggiunse le loro orecchie. La Noldor saltellò agile fra i ruderi, fino ad atterrare davanti ai compagni.
    Il sasso su cui poggiò i piedi le inveì contro, lamentoso.

    -Togli i tuoi dannati stivali dal mio perfetto fondoschiena, stupida "orecchie a punta"!-

    L'elfa sorrise e si mise seduta sulla "pietra", la cui voce apparteneva inequivocabilmente a Nerium.

    -Adesso devi dire: "per favore, sua magnificenza Dathura, abbia pietà di questo inetto e abbia il buon animo di tirarlo fuori da questa situazione imbarazzante". Altrimenti dirò a Helbus quello che mi hai confessato ieri sera da ubriaco riguardo i suoi muscoli guizzanti.-

    L'elfo femmina strizzò l'occhio a due sorpresi umani, che si stringevano l'un l'altro increduli per quella scena, fra l'altro lievemente imbarazzati per quel che erano costretti a sentire.

    -MA QUALE "MAGNIFICENZA"? IO TI AMMAZZO, SGUALDRINA!-

    La Noldor gli diede una pedata sul sedere.

    -Credo di non aver capito bene!-

    -AHIA! Ma mi vuoi dare una mano? Sto soffocando, pesi una tonnellata per essere un'acciuga elfica!-

    A quel punto Lithiel corse a placare l'elfo femmina furiosa, così da consentire a Forthwald di estrarre dalle rovine il loro povero compagno insanguinato ma ancora starnazzante: Nerium aveva la pellaccia dura nonostante le apparenze.

    Era inutile proseguire le ricerche: Helbus, Abrus e Hiperi si trovavano altrove per una missione e quando fossero tornati avrebbero probabilmente creduto alla morte dei loro compagni.
    Ma non potevano agire diversamente, i segni della loro sopravvivenza si potevano ritorcere contro di loro; a soffrirne maggiormente era evidentemente Nerium, che non osava parlare mentre Lithiel lo fasciava con garze di fortuna, ottenute strappando il tessuto del grembiule.
    Checché ne dicesse, era risaputo che avesse una relazione un po' matta e spericolata con Helbus ma non era questo il momento di pensare al romanticismo.

    La ragazza cercava di concentrarsi sulle medicazioni, ma aveva la testa immersa in una totale confusione.
    Quando ebbe finito posò lo sguardo sui suoi compagni superstiti: doveva metterli a parte di quanto era accaduto se voleva che comprendessero la gravità della situazione.

    -Poco prima che il terremoto distruggesse tutto, Sahjir mi ha informata che Tasso ha fallito la sua missione. Doveva trovare e riportare nella Terra di Mezzo una persona e per raggiungere tale scopo si é imbarcato con un altro nano alla volta di Oltremare. Ma sembra che qualcosa sia andato storto.-

    A quel punto del racconto, l'attenzione dei compagni era tutta focalizzata sull'esile figura della loro infermiera.
    Dathura, rispolverando le basi del suo istinto femminile sopito, le si inginocchiò accanto, in un gesto di cameratismo.

    -Cosa sai? Parla prima che ti torca il braccio.- Lo stesso non poteva dirsi per le parole, con le quali era proprio negata.

    Lithiel deglutì nervosa, senza riuscire a sollevare gli occhi verdi sui sicari: quando riprese a parlare la voce tremava e sentiva distintamente le lacrime pizzicarle gli angoli degli occhi.

    -Probabilmente é già morto. Sahjir ha detto che se per caso fosse ancora vivo, molto presto troverà la sua fine. Impossibile scongiurarla.-

    Tremava di rabbia e infelicità la giovane, che nel sorriso di quel furfante aveva sempre trovato uno spiraglio d'ilarità.
    Sapeva che la loro vita era crudele e spietata, ma fra loro erano compagni.
    Perfino quando tentavano di ammazzarsi fra loro, lo facevano al solo scopo di diventare più forti e sopravvivere alle insidie.
    Era così triste che uno di loro non potesse fare ritorno...
    Che Helbus dovesse credere Nerium morto senza che il secondo potesse in alcun modo fargli sapere che invece era sano e salvo...

    -Si é messo contro qualcuno di troppo potente, che ora vuole distruggerci tutti. A meno che...-

    Si strinse, scoppiando in lacrime.

    -Forse... forse ora che c'é stato il terremoto possiamo far credere che siamo tutti morti...-

    Il gruppo si fece pensieroso.
    Dathura la guardava, cercando però di mantenere quel distacco da dura che la caratterizzava.

    -Smettila di piangere che ti vengono le rughe! Non é morto nessuno, no? A parte il vecchio. Ma tanto quello a me stava pure antipatico da quando mi voleva far combattere con quel toro assassino dei Monti Gialli!- sbottò invece Nerium per sollevarle il morale. Sembrava aver recuperato un po' il colore sulle guance, prima pallide. -Lo sai cosa mi farebbe stare meglio? Una bella bistecca al sangue! Fa bene quando si é feriti, no?-

    Aconis si portò la mano sullo stomaco.
    -Anche io ho fame. Voglio il Lembas! Comunque scriviamo a Abrus e...-

    Sulla testa del giovane elfo planò lo scapaccione della sorella maggiore.

    -Allora sei tonto! Non possiamo scrivergli, dobbiamo giocare ai morti! I morti non mandano lettere!-

    -Ehi! Se é per questo non mangiano e non bevono e non si muovono! Che noia di gioco! Perché non lo cambiamo?- si lamentò il petulante fratellino.

    Lithiel pensò rapidamente.

    -Forse potremmo dividerci: andrò a cercare delle provviste per i medicinali con Forthwald e Gimli. Mentre voi tre potreste cercare gli altri e informarli dell'accaduto. In tre darete meno nell'occhio e poi sarà meglio restare uniti visto che siamo rimasti solo noi.-

    Forse aveva un piano: se davvero quella persona pericolosa l'avrebbe cercata per punirla doveva allontanarsi il più possibile dal gruppo, ma non ci sarebbe riuscita con tutti loro riuniti.
    Ci sarebbe sempre stato qualcuno di ronda con le orecchie tese e chi più dei due elfi avrebbe captato il minimo rumore?
    Doveva allontanarsi in primo luogo da loro due e successivamente attendere la prima occasione per nascondersi dagli sguardi del suo amico e Gimli per poter scappare.

    Avrebbe trovato la Dama e l'avrebbe costretta a prendersi le sue odiose responsabilità!

    Dathura la guardò sospettosa, ma l'idea di far ubriacare nuovamente Nerium e fargli raccontare altri dettagli piccanti della sua relazione "segreta" la divertiva troppo per potersi lamentare.

    -Mi sembra un'idea sensata. Ci ritroveremo alle porte dei Gondor fra cinque giorni. Vedi di non perderti nel bosco dando retta ai lupi, "cappuccetto rosso".-

    Fu così che i due gruppi presero congedo, ciascuno per la propria strada e con la propria missione, mentre solo la ragazza dai capelli rossi serbava custodito nel cuore il pesante fardello di una separazione imminente, ineluttabile per poter salvaguardare le vite dei confratelli.

    -Continua-
     
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