Nemici primordiali

Miriel e Sauron

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  1. Miriel Greenleaf
     
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    Gli stivali in cuoio, zuppi di fango e acqua, calpestarono pesantemente il suolo bruciato delle terre di Mordor.
    Le mani congiunte in avanti eran tenute unite da una pesante catena di ferro grezzo che, agganciata alla sella del destriero di Carraban, aveva condotto Miriel lungo sentieri tortuosi.
    Aveva perso la battaglia, il figlio di Thranduil. In fin dei conti era un elfo, non un qual si voglia Dio invincibile. Quel giorno i Muturi si rivelarono troppi perfino ad uno come lui.
    I capelli arricciati, bagnati da una pioggia che ormai aveva abbandonato del tutto il cielo, ricadevano pensati e appiccicosi lungo il collo. Il terriccio umido li aveva sporcati in più punti quando, forse per la stanchezza dovuta alle ferite, cadde rovinosamente un paio di volte a terra.
    Si guardò intorno, riconoscendo quel territorio.
    Non era la prima volta, difatti, che lo sguardo elfico di Miriel scrutava i confini delle terre del Signore Oscuro.
    Un elfo più piccolo ed inesperto si era fatto strada, proprio lì, sconfiggendo per la prima volta il male.
    Che cosa avrebbe pensato quel bambino se lo avesse visto ora?
    I pensieri si annullarono quando Carraban scese dal cavallo. Un pugno investì il viso di Miriel, ma questo non fu dato dal Comandante muturo, bensì da uno dei suoi sudici sottoposti rimasto ferito dalla famosa lama elfica.

    - Questo è per il mio stinco! -, urlò il nemico di fronte ad un Miriel che non trovò nemmeno la forza di rialzarsi.

    Poco male per i muturi, che iniziarono a trascinarlo lungo le vie battute, fra orchi e orchetti che si prendevano gioco di lui. Venne condotto fino al gran salone di Morgoth, ma di egli non v'era traccia.
    Solo Sauron dimorava in quell'antro onirico, ma Miriel sentiva e vedeva a malapena, in procinto di abbandonare a loro stessi tutti i sensi.

    Vivo, morto, che differenza c'era? Legolas forse nemmeno lo avrebbe pianto, gli dispiacque solo per Lenwe poiché era conscio che lui era l'unico appiglio che il telero aveva con la Terra di Mezzo.

    La catena venne gettata a terra, ne sentì il suono metallico rimbombare per i lunghi corridoio. Poi i passi dei muturi si allontanarono di fretta e furia ed i suoi occhi si scontrarono contro il soffitto a cupola.

    - A quanto pare... il tuo desiderio si sta per avverare Sauron...-, non lo aveva ancora visto e il suono della sua voce ancora non raggiunse in maniera definita i suoi timpani.
    Ma sapeva fosse lì, riusciva a percepirne il fuoco.

    - Peccato solo che metà del lavoro lo hanno già svolto... non dev'essere tanto allettante la tua vendetta se sono stati altri a farmi stancare! È come dare ad un macellaio un cavallo ferito e stanco, mi stupisco di te Sauron! -
     
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  2. Mairon Annatar Sauron
     
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    Sostava in quel limbo d'essenza, mantenendo lo sguardo verso un'orizzonte onirico, nell'affaccendarsi del mondo ai suoi piedi; brulicanti gorgogli d'olezzo maleodorante, strepitii e vaneggi di creature senza intelletto alcuno, mentre coloro che s'avvedevano di tale dono persistevano nel silenzio del proprio incarnato.
    Il crine di brace fu sospinto da mano decorata da miseri ninnoli senza valore alcuno, se non desiderio d'apparire, lasciando che le vesti s'accompagnassero ai passi che lo trasportarono verso il trono dell'altissimo.

    Melkor s'era fatto fumo, presenza ignota agli occhi del Maia, ormai sempre più prodigo alla solitudine di quelle stanze prive di fulgida e graffiante vita.
    Non prese posto sullo scranno, rimanendovi accanto come servo austero nell'attesa della venuta d'ospite improvviso. Sapeva, Sauron, dei sotterfugi di Carraban e dello scontro che ebbe fine quanto prima dell'inizio, con l'irriverenza elfica.
    Contò mentalmente i secondi, pregustando l'attesa effimera d'un dono ben richiesto nei più reconditi desideri.

    L'indice sottile carezzò i crani d'ossa, picchiettando ad ogni singulto del tempo, unito ai passi sempre più vicini: scandiva il ritmo, l'Ammirabile, vestito d'un fuoco fatuo affascinante, a render l'intera figura ancora più regale di quanto potesse essere.

    S'alzò il mento all'ingresso del gruppo, non una sillaba né un'espressione a dar luogo all'intero teatrino che ne seguì, fra soddisfazioni dei Muturi e silenzi perpetrati dal prigioniero. Furon le catene a decretare un colpo di giudizio, emettendo la condanna perentoria della prigionia imposta.
    Si mosse come lento sospiro di vento, brezza serale fra fronde frementi, lasciando che i piedi nudi toccassero il marmoreo gelido pavimento; placido moto circolatorio, nell'ascolto del verbo del principe, in cerca di chissà quale risposta alla sua teatralità tragica.

    Il Maia non gli diede poi così tanta attesa, mantenendo le dita sottili intrecciate appena fra loro, di fronte al petto, in un gesto di pensata leggiadria antica, carezzevole crine di brace ad ondularsi oltre le sue spalle.
    -Non è mio desiderio privarti della vita così tanto velocemente, Miriel figlio di Thranduil. Che gusto troverei ad addentare un frutto già per metà appassito o toccato da altri?- Un tono parsimonioso carezzò le proprie labbra, come limpida acqua di ruscello lungo pietre levigate di torrente.

    S'avvicinò senza timore che il leone di Bosco Atro potesse ledere alla propria persona, ben lungi dall'avvalersi di chissà quali poteri se non la propria natura divina.
    La veste di seta d'alabastro seguì il suo abbassarsi, abbandonandosi in eccesso sul pavimento intorno alla sua staticità, mentre gli avambracci poggiavano sulle ginocchia unite e le mani persistettero intrecciate.
    -Agogni così tanto la morte, Miriel? L'esser stato sconfitto ha spento quella tua fiamma tanto irriverente? Potrei quasi sentirmi derubato di tale privilegio!- Dettò ciò con seria ironia, studiando il volto dell'elfo con costanza, stando immobile accanto a lui, quasi con amorevole accondiscendenza.
     
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  3. Miriel Greenleaf
     
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    Sebbene gli occhi bruciassero a causa della polvere che in quel luogo dimorava, Miriel riuscì chiaramente a mettere a fuoco il Maia che pian piano s'avvicinava. Gli avambracci furon posti in avanti, così da poggiarsi interamente lungo il pavimento freddo e marmoreo. Due ottime colonne portanti di quel busto che non nascondeva un respiro faticoso, ma ben lungi da esser strappato via dal proprio padrone. Quindi Miriel, comprimendo i muscoli addominali, s'innalzò con il petto riuscendo a portare la sua figura in ginocchio.
    Certo, avrebbe preferito piantare i piedi bene a terra, ma non era sciocco e sapeva che la vicinanza di Mairon poteva divenire pericolosa.

    - Ah! Già! Mi ero scordato del tuo lato magnanimo! -

    Il secondogenito di Thranduil, a differenza di ciò che il popolo s'aspetterebbe da un elfo con la sua carica, aborriva le etichette risultando quasi sfacciato e maleducato. Anche in quel contesto non adottò alcun riguardo di fronte al maia che, seppur nemico, era pur sempre una divinità superiore.
    Eppure gli parlava così, come se lo conoscesse da tempo. Invero, quella fu la prima occasione per entrambi di rivolgersi parola.

    - Sconfitto?! Andiamo, hai vinto una litigata fra me e l'uomo sexy che c'è qui fuori, come puoi dire di avermi sconfitto? A proposito, porgi i miei più sinceri complimenti a Morgoth, le sue creazioni sono sempre più raccapriccianti! -, gli fece l'occhiolino come a volerne sottolineare il sarcasmo.
    Poi spostò la testa lungo i lati così da schioccare i muscoli e le vertebre del collo.

    - Allora... dov'è la mia cella in questo luogo di perdizione? Spero tu abbia riservato per me un posto d'onore! -

    Miriel era sempre stato diverso, come ribadito poco fa.
    Molto probabilmente il senso più indicato che bisognerebbe dare a questa frase è: Miriel non era mai stato del tutto un elfo normale. Indipendentemente da che fossero orchi, orchetti, draghi, Morgoth in persona o demoni infernali, lui trattava tutti con una strana superficialità che ti lasciava impressa nella mente solo una domanda: "ma è stupido?".
    In passato diede dimostrazione di abilità fisica e mentale, quindi sarebbe fin troppo superficiale descriverlo in tali termini.
    La sua, molto più semplicemente, era non paura.
    La stessa non paura che lo spinse da bambino fino al Monte Fato e, la stessa, che lo obbligava a fare il nemico ribelle davanti a Sauron.
     
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  4. Mairon Annatar Sauron
     
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    Quando lui cambiò posizione, lo stesso Mairon diede lo slancio al proprio corpo, così da tornare dritto in piedi, in uno strusciare di morbide sete.
    -A differenza di chi a solo distruggere sono conosciuto per la mia magnanimità. E' questa che ti permette ancora di trarre fiato dai polmoni, principe di Bosco Atro. Fosse stato per il Sire, ora saresti concime purulento.-
    Camminò per la vasta sala, tenendo le mani congiunte nell'attesa del spegnersi di quel parlato tanto irriverente, trovandolo noioso quanto aberrante.

    -Trovo che le sue creazioni siano solo utili, mancando tuttalpiù di senso pratico e intelletto. Un branco di orchi avrebbe fatto meglio il proprio dovere, senza girarci troppo intorno.- Sembrò rimarcare un dato di fatto che aveva avuto il suo spicco nell'intera esistenza del piccolo Miriel, quando i suoi passi potevano contarsi sul palmo di una mano e la guerra saggiava con maestria fra le brune terre.
    Gli si pose di fronte, portando ora le braccia parallele all'intero busto, lasciando che la propria intera figura apparisse quasi d'una bellezza eterea.

    -Cella? Ci sarà tempo per rinchiudere una possibilità fra quattro mura, non trovi?- Mosse un mano, costringendolo ad alzarsi così, trattenuto da un briciolo di potere irrisorio. -Trovo che il semplice elargir dolore fisico non basti a scalfire quella dura roccia del quale sei costituito. Con tuo fratello è stato più semplice, pare, ma d'altronde i fratelli non sono mai uguali l'uno all'altro.-
    S'avvicinò con fare divertito, pregiata beltà dipinta su viso di porcellana, mentre gli occhi ardevano di fiamme vive.
    -Come sta la famiglia? Gode d'ottima salute e prospera, ignara della vergogna e della mediocrità che s'insinua fra le pulsanti carni?-
     
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  5. Miriel Greenleaf
     
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    Tirò un sorriso beffardo, accentuando la fossetta sulla guancia che si creava ogni qual volta deformava le labbra.

    - Dunque sei sceso a trattative per me? Mi reputo alquanto importante Mairon -

    I nomi, secondo Miriel, erano un qualcosa di importante, da non sottovalutare. Nel nome si racchiudeva tutta l'identità di una persona, che aveva fatto di quelle sillabe un richiamo fondamentale alla realtà.
    Sauron era un alter ego, uno specchietto per le allodole in grado di far scappare a gambe levate i popoli liberi.
    Ma non lui.

    Era un maia, colui che ora gironzolava in tondo in quella sala. Un semplice maia assorto dalla corruzione dell'Oscuro signore, ma come con tutti gli incanti lo si poteva ridestare.
    Leggeva molto, Miriel, quando era piccolo e curioso della vita.Amava i racconti d'avventura, ma anche le strategie di guerra e la psicologia delle razze. O almeno quello era il titolo che aveva dato gli elfi all'antico tomo.
    Non gli era difficile individuare un profilo psicologico e adattarsi a questo come un completo su misura. Poteva farlo con chiunque, ma il fatto che non si spinse mai a tali tecniche la diceva lunga su che tipo di persona fosse.
    Il suo allineamento buono e propositivo non sarebbero mai mutati.

    - Ahhhh guarda un po' dove stai andando a scavare! Ero un bambino eppure avete fatto scomodare uno fra i primi draghi per venirmi a recuperare... Perché diciamolo, Ammirabile, gli orchi da soli non avrebbero combinato poi chissà che! Rammenta che ho cavalcato sugli stinchi di un Balrog! -

    Scrollò le spalle, piegò la testa di lato così da schioccare il collo, infine slacciò i lati dell'armatura staccandosela di dosso. Fece cadere la ferraglia sul pavimento, rimanendo a petto nudo senza perché e senza vergogna alcuna.

    - Paragonarmi a mio fratello è l'errore che fanno tutti. Molto probabilmente sarebbe più saggio somigliargli, ma ahimé! C'è sempre la pecora ribelle nel grande gregge! -, disse con disinvoltura nel mentre che si spogliava anche degli stivali.

    - A casa tutto bene ti ringrazio, mio fratello ha sempre un po' troppi pensieri che gli frullano nella testa e il popolo sta scommettendo su chi sia il padre del bambino che mia cognata porta in grembo. Se di mio fratello o dell'uomo sexy qui fuori... Ma possono davvero procreare quei cosi? Per i Valar, mi ci mancano solo muturi bambini... Beh, dov'è il bagno? Prima delle numerose torture carnali gradirei un bagno caldo -
     
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  6. Mairon Annatar Sauron
     
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    Un singulto di riverbero passò per gli occhi del Maia, al sapore del suo antico nome rispolverato dagli albori del tempo, sulla punta di lingua di qualcuno che non fosse il Sire Oscuro. Fu di ferocia perfidia celata o nevrotica indisposizione che rispose a tono all'elfo, riconducendolo in ginocchio al suo cospetto, con un giogo di potere vibrante.
    -Importante? Solo per il fastidio che arrechi, Primogenito. Se fosse fatta volontà mia, già da allora avrei estirpato la tua essenza da questo mondo. Ma ahimè, fui costretto a frenare li desideri intrinsechi, poiché di massa incorporea vigeva il mio essere.-

    Lasciò libero Miriel di potersi muovere nuovamente, precedendolo verso luoghi sconosciuti, fin nelle viscere di quella fortezza.
    Non temeva una sua fuga, né una qualsivoglia ritorsione nei suoi confronti, poiché di formica si parlava, paragonata alla sua figura imponente, racchiusa in quel corpo terreno.
    -Un Balrog vecchio e indisposto, che s'è fatto angosciare da una stirpe inferiore. Giacchè certi esseri ben poco gravano sul mio pensiero, più dispersi nelle oscure caverne montane che liberi di pascolare per Arda intera...- Fu tono sottile quanto effimero, mentre il crine s'accomodava su schiena sottile, lasciata libera agli occhi dello spettatore; nivea carne e scapole appena pronunciate a dar forma alla beltà celata.

    -Temo che tale prodigio non possa avvenire, ma il seme che infanga la regina di Bosco Atro potrebbe portare a chissà quali future influenze nella tua misera oasi di pace.- Affermò, scendendo ripide scale, padrone dell'illusione d'un meritato riposo verso il prigioniero che stava semplicemente seguendo il boia al patibolo.
    Di pareti e stanze ve n'erano a perdita d'occhio in quei cunicoli oscuri, giacché non esisteva luogo più effimero di quel maniero partorito dalla magia del Sovrano.
    Attese che fosse vicino, prima di indicargli l'ingresso a ciò che sarebbe divenuto il luogo del suo lungo soggiorno, il quale vantava di gorgogli suadenti in una vasca ricolma d'acqua calda e infusi.

    -Ospite o prigioniero, di qual carica si ricoprirà il nostro principe, in tal luogo?-
     
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  7. Miriel Greenleaf
     
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    Odiava le imposizioni Miriel, non tanto perché era stato viziato in tenera età, ma perché amava la sua libertà.
    Quando Sauron usò contro di lui il suo antico potere, obbligandolo a genuflettersi, un verso di stizza gli uscì dalle labbra chiuse.
    Non rispose alle sue parole, reputandole indegne di considerazione.
    Trovò però presto di nuovo la libertà di movimento e si rialzò osservando con orgoglio il nemico. Prese l'armatura abbandonata a terra, seguendo poi il Maia.
    Non si fidava, ovviamente, ma la fuga gli era del tutto impossibile. Non aveva armi sufficienti, era stanco, non conosceva perfettamente il territorio e, ciliegina sulla torta, non conosceva tutti i possibili nemici che abitavano su quelle terre dimenticate dai Valar.

    - Divertente che tu parli così dei demoni, Mairon, visto che il peggiore spadroneggia proprio su questo terreno! -, se pensava di averlo spaventato con qualche trucco di magia si sbagliava di grosso. Mai e poi mai si sarebbe fatto spaventare da qualcuno.

    - Prodigio lo chiama... -, asserì scendendo le scale, iniziando ad immaginare quale scempio sarebbe mai nato da un elfo e un muturo. Ma alla fine di che erano fatti questi muturi? Miriel non ne aveva la completa certezza e, visto che c'era, lo avrebbe chiesto successivamente a Mairon.
    Osservò la stanza indicatagli e, sospinta la porta con un gesto leggero, ecco che scoprì un bagno completo di ogni comfort.

    Guardò di sbieco il Maia.

    - Non è che si trasforma in lava una volta messo piede dentro? -, chiese poco convinto della situazione.

    Entrò nella stanza guardandosi attorno un po' perplesso. Che vi fosse della magia era palese, in fin dei conti era un elfo e certe cose riusciva a percepirle. Si slacciò la cintura, facendo cadere la parte posteriore dell'armatura a terra. Un suono metallico rimbombò contro le pareti, sottolineando quando quella divisa fosse in effetti pesante.
    Gettò a terra con noncuranza anche la parte superiore, tolta in precedenza, poi si avvicinò alla vasca.

    - Se fai scherzi ti taglio quelle mani! -, esclamò dandogli la schiena, completamente nudo come Vedith lo aveva fatto.
    Non aveva vergogna Miriel, troppo spavaldo e orgoglioso di sé stesso. Si sentiva completamente a suo agio con il proprio corpo.

    Mosse l'acqua con la mano, poi decise di immergersi del tutto.

    - Parli come se realmente avessi una scelta Mairon... Gli ospiti sono amici graditi, vanno serviti e riveriti e, per quanto possa essere interessante l'idea, dubito che il tuo desiderio sia tale... -

    Si passò una mano ricolma d'acqua sull'avambraccio.

    - Anche se fino ad ora non hai fatto altro che acconsentire le mie richieste, ti sono forse mancato? -
     
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  8. Mairon Annatar Sauron
     
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    -Temo tu non sia adatto per tale piacere, o sbaglio? Di carne e muscolo è fatta la tua carcassa, e decidere di scioglierla con così tanta rapidità in un piacevole bagno di lava non s'addice alla mia ospitalità.- Mosse con leggiadria la mancina, come a scacciare quel pensiero pusillanime dalla faccia dell'intera Arda, stando fermo nella posa precedentemente assunta, sulla soglia di quella stanza.

    Di perfidia e ingordigia s'era protratto negli anni il suo nome e i suoi talenti, ma non di meno era un calcolatore infimo Sauron, giocando d'astuzia in ogni sua decisione, portatrice di vantaggi sempre per se stesso più che per gli altri.
    E dalla sua mente partoriva albori di riservate macchinazioni, ch'egli stesso taceva a riguardo, lasciando che vagasse nell'aria solo il parlato dell'elfo, ben poco propenso a fidarsi del Maia.

    Come dargli torto, d'altronde? Uccellino in gabbia, fra le grinfie del boia.
    Chiuse la porta alle sue spalle senza degnarla di reale tocco, lasciando fuoriuscire dalla gola un sussulto divertito per tale accozzaglia di sciocchezze, ormai pane del vocabolo del secondogenito di Thranduil.

    -Mancato? Sei un sassolino fastidioso, un granello di sabbia perso fra mille e mille altri; potresti reputarti così importante? oh, giusto, temo tu sia tanto presuntuoso da poterlo pensare.- Si corresse infine, dandosi quasi la risposta ad un tale quesito, mentre la sua ombra produceva una danza spettrale contro la parete di roccia, dettata dal sospirar delle candele accese.
    Camminò per tutto il bordo vasca, ponendosi così nuovamente di fronte a Miriel, in un'espressione atona, nella sua veste di seta, che accarezzava ogni centimetro della sua pelle, perdendosi in pieghe imperfette ai suoi piedi.

    -Prendilo più come l'ultimo desiderio d'un condannato. Un dono pregiato prima del saggio della frusta, quasi come la mela per un ronzino.- Allargò appena le braccia, in un gesto noncurante, nell'alzata di spalle.
    A diverse conclusioni erano pervenuti i suoi pensieri sul prigioniero, nella scelta adatta per la sua categorica dipartita; ne aveva ricevuto di tempo per meditarci sopra, arrivando infine alla conclusione odierna che tutto gli sembrava superato, sazievole.
     
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7 replies since 17/1/2020, 22:08   115 views
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