Faccende Domestiche

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    Piccole goccioline di sudore scesero copiose sul volto stanco della zingara: da poco aveva messo a letto i figli,che, nonostante li avesse allattati più e più volte, non ne vollero sapere di dormire, intonò una vecchia ninna nanna che sua madre cantava per lei quando non riusciva a dormire o aveva paura, raccontò loro di piccoli orsi e dell'avventura in una terra lontane e alla fine riuscì nel suo intento.

    Bearo non era a casa e lei aveva un mucchio di faccende da fare prima del suo ritorno: optò di iniziare con il lavare il vestiario del compagno,poiché gli abiti erano logori e avevano buchi qua e la.
    Alcuni potevano andare per lavori come il tagliare il legname o lo stare con il bestiame, altri erano vestiari da tenere buoni quando nelle rare occasioni speciali:in quel momento non le venne in mente alcunché ma era sempre meglio prevenire.
    Andò fuori, c'era ancora luce e ne approfittò, li lavò per bene nella grossa tinozza e poi si alzò e li mise ad asciugare nel gancio di ferro che Bearo aveva preparato per i panni, rientrò poi in casa.

    Si mise all'opera nel spolverare i mobili in casa e il lavare gli utensili di cucina, non si accorse di un piccolo roditore intento a cercare cibo nella dispensa;fu solo quando cadde il sacchetto di farina urtato dal topo che lei si voltò, si mise le mani nei capelli e prendendo il ladruncolo lo accompagnò fuori, tornata in casa sospirò nel vedere il disastro.

    << Ora come li faccio i biscotti!? >>


    Tutta la farina era sparsa al suolo e lei cercava di non dare di matto, si ripromise che avrebbe comparato un gatto al mercato non appena avesse potuto.
    Prese la scopa e spazzò la farina fuori, la farina si sollevò facendola tossire, le andò anche un po sui capelli e si diede una scrollata per poi rientrare.
    Passò del tempo e la casa era linda e accogliente, non sapeva di preciso quando sarebbe tornato Bearo e decise di preparare cibo sostanzioso a base di carne di cinghiale e zuppa al coniglio.
    Nel mentre che tutto cuoceva, guardò nella dispensa ricordando che non vi era solo quel sacchetto di farina, con grande sollievo un altro era ancora da aprire; iniziò a fare biscotti e tortini hai mirtilli; tutto fu messo a tavola per il rientro del compagno.

    Intenta a pulirsi prima di cena un coro di piagnistei riempirono la casa: si diresse dai piccoli e dolcemente li culló, si sedette sulla morbida poltroncina lasciando che si riempissero la pancia di latte materno,quando pieni e assonnati si appisolarono in braccio si alzò e li mise nelle loro culle, li osservò con amore per alcuni minuti per poi tornare in cucina.

    I minuti passavano e Bearo non era ancora rincasato; si distrasse ricamando qualche vestitino per i figli e qualche maglia per il compagno.
    Era quasi a fine opera quando un sibilo le fa alzare lo sguardo;dalla finestra semi-aperta una serpe strisciava lungo la parete per entrare. Ferenne si alzò e senza fare movimenti bruschi prese il serpente e se lo avvolse attorno alle spalle, lo accarezzò dolcemente mentre usciva di casa e si avvicinò alla boscaglia e lo lasciò libero di andare.
    Si volse a guardare la luna che grande e luminosa faceva risplendere tutto intorno a lei: era così bella che rimase incantata per alcuni attimi prima di riprendersi e tornare dentro casa dove cercò di attendere come più poté il ritorno di Bearo.
     
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    Una notte di plenilunio, serena e silenziosa, il grande e pallido satellite irradiava la grande foresta di Bosco Atro. Di ritorno da una ronda lungo il confine settentrionale, il placido Grimbeorn guadagnava la via di casa, un giulivo sorriso sul volto stanco ma soddisfatto, a suo dire le cose non potevano andare meglio, aveva stretto quella che sperava essere una solida alleanza con gli elfi di Lothlorien e Bearo era andato a parlare col re di Gondor, per non parlare dei due splendidi pargoletti di cui si stava occupando Ferenne.

    "C'è sempre speranza."

    Questo era il pensiero che balenava nella mente del mutapelle, la sicurezza che la sua razza non sarebbe scomparsa, diventando materiale per favole o racconti, la fiducia che il suo popolo avrebbe potuto continuare a camminare per quelle lande e forse a poter mostrarsi alle altre razze con orgoglio e sicurezza. Con questi desideri in testa e nel cuore guadagnò la via di casa, aprendo il cancello delle alte mura e attraversato il giardino aprì la porta della propria dimora trovandovi all'interno l'amica.

    -Ferenne, credevo stessi dormendo, è notte fonda ormai.-

    Salutò l'altra con un sorriso, chiudendo l'uscio.

    -I bambini sono a letto?-

    Chiese a bassa voce, avvicinandosi al camino per scaldarsi le mani, piegandosi sulle gambe e strofinando i palmi di tanto in tanto per ritrovare un po' di tepore dal freddo della foresta.

    -La foresta sembra tranquilla stasera, ho dato un'occhiata a nord, verso le montagne e non ho trovato nulla.-

    Alzandosi dal camino e raggiungendo la culla dove i gemellini stavano dormendo, incrociando le braccia e regalando loro un dolce sorriso.
     
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    Stava adagiata sul divanetto a ricamare, non aveva sonno in quel momento e canticchiando posò il ricamato e mise altra legna al focolare.
    Al rientro di Grimbeorn lei era al tavolo a sgranocchiare un po di biscotti, alzò lo sguardo verso Grim e sorrise;gli porse qualche biscotto.

    << Non riesco a dormire ancora.
    L'ansia é tanta. >>


    Riposto i biscotti sul tavolo, si alzò e si avvicinò all'amico che osservava i bambini, sorrise e guardò i propri figli dormire.

    << La foresta era calma e in casa era un vero caos.
    Vuoi mangiare qualcosa, caro?>>

    Aveva cucinato per un esercito, scaldò quello che doveva scaldare e sistemò tutto in tavola.

    << ho fatto più del necessario, ma non si sa mai, sempre meglio essere previdenti >>

    Mise un po di miele sulle cosce di pollo arrostite a puntino e ne mise un po anche sullo stinco di cinghiale, tutto pronto si sedette e aspettó che lo facesse anche l'amico.

    Nonostante il dolce caldo che il focolare dava alla casa, lei aveva un brivido dietro alla schiena e si coprì con lo scialle; sospettò fosse stato a causa della finestra che forse aveva lasciato aperta, si volse e la vide chiusa, aggrottò la fronte e si chiese cosa fosse stato quel brivido inusuale, guardò Grimbeorn e si sporse a chiedergli:

    << Hai freddo? >>

    La domanda poteva sembrare strana dacché il focolare era acceso, lei però aveva una strana sensazione addosso, i peli erano tutti rizzati e si chiese se qualcosa stesse succedendo; si alzò andando alla finestra, ciò che vide le diede conferma per le sensazioni avute.
    Corse fuori e guardò un lupo di piccola taglia saltare sui portoni per poter uscire, tra le fauci una gallina; corse verso il lupo che minacciato da quel gesto ringhiò verso di lei, così vicina riuscì a vedere che era una femmina e probabilmente voleva portare il cibo hai suoi cuccioli; con calma aprì il portone per farla uscire ed ella non attese un secondo e corse fuori, la osservò sparire nella foresta ma non era la lupa che l'aveva fatta uscire, qualcosa attendeva nell'ombra e non capiva il come lo sapesse ma i suoi sensi erano tutti in allerta.
    Quella giornata per lei era strana e qualcosa girava nell'aria; con questi pensieri in testa tornò verso casa.
    Un ululato per niente rassicurante la fece voltare e portarsi le braccia attorno al corpo, cosa stava succedendo nel bosco si chiedeva e perché ora che Grimbeorn era a casa?.
    La notte riservava sempre sorprese, tutto era velato e nascosto e da madre e moglie preoccupata, sentiva ogni cosa sulla sua pelle come un velo, sperava solo che Bearo non avesse avuto inconvenienti nel viaggio di ritorno.
     
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    -Ma si, qualcosa nello stomaco la metto volentieri.-

    Annuì salutando i piccoli con un bacio sulla fronte ciascuno, andando a tavola.

    -Per i Valar, hai cucinato veramente per un eaercito haha! Guarda qui quante leccornie.-

    Strofinandosi i palmi pronto a gustarsi la lauta cena, aveva appena afferrato l'osso dello stinco quando vide l'amica fiondarsi fuori casa di corsa.

    -Ferenne?-

    Alzandosi e seguendola.

    -Ei! Ei aspetta!-

    Arrestò il passo quando s'accorse della lupa affamata, assistendo alla scena e incrociando le braccia al petto, spostando il peso sull'anca sinistra e sorridendo bonario.

    -Bearo non dovrà mai saperlo hahah!-

    Accompagnandola in casa, chiudendo l'uscio e tornando a tavola.

    -Rilassati cara, Bearo sta bene e tornerà presto a casa.-

    Addentando la carne.

    -Posso assicurarti che sa badare a se stesso e non basterà qualche orchetto a sbarrargli la strada.-

    Masticando tranquillo, versandosi un po' d'acqua.

    -Siedi con me, mangia qualcosa anche tu, non credo di riuscire a finire tutto stasera.-

    Ridacchiando allegro, sorridendole con dolcezza, voleva farla distrarre, aiutarla a placare la preoccupazione per il compagno, titubanza che condivideva ma che non poteva permettere oscurasse la sicurezza di rivedere l'amico.

    -Sei stata al mercato stamattina?-

    Chiese finendo lo stinco e passando alle cosce.

    -Uhm! Che bontà! E col miele poi...-

    Mangiando con gusto il cucinato, chiudendo ogni tanto gli occhi.

    -Ti confesso un segreto...-

    Guardandosi teatrale intorno, portando il dorso della mano destra accanto l'angolo sinistro delle labbra.

    -Bearo la carne la cucina sempre troppo! Sembra di mordere una cintura!-

    Scherzò a bassavoce, sperando di strapparle un sorriso.

    -E vedessi come se la prende col fuoco quando non riesce a tagliarla hahah!-

    Saziandosi anche delle cosce, dando un paio di sorsi al boccale.

    -Magnfico, una cena davvero deliziosa.-

    Adagiandosi allo schienale della sedia con le dita intrecciate sull'addome.
     
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    Tornata in casa osservò l'amico mangiare, spiluccó qualcosa anche lei sebbene non avesse molta fame.


    - l'altro ieri sono stata al mercato, quest'oggi ho sistemato casa, come vedi é più pulita -

    Cercò di sorridere all'amico e riempiendosi prima di lui si adagiò allo schienale e lo osservò, rise al segreto e annuì dicendo:

    - una volta ha dovuto cucinare da solo, se l'è presa con il povero animale morto -

    Guardò riconoscente Grimbeorn e si alzò iniziando a sparecchiare e una volta lavato tutto si volse verso di lui.

    - vuoi un biscotto?-

    Si avvicinò alla mensola e prese il barattolo con i biscotti, lo mise sul tavolo e poi si volse nel momento in cui i piccoli si misero a piangere, si avvicinò e li prese in braccio per poi sedersi sulla poltroncina e iniziò ad allattarli, erano sempre famelici e capì da chi avessero preso l'appetito.

    Alzò lo sguardo su Grimbeorn.

    - Quando troverai una compagna tu?-

    Lo vedeva sempre solo e le dispiaceva, voleva che lui fosse felice come lo erano lei e Bearo, che provasse l'amore, il sentimento più bello.

    - ti ci vedo con dei cuccioli attorno -

    Rise dolcemente e una volta finito di allattare si alzò e cullandoli camminò per la stanza.
     
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    -Aspetta ti do una mano.-

    Alzandosi con lei e rimuovendo scodelle e tegami dalla tavola, immergendo i piatti usati in un catino colmo d'acqua e iniziando a pulirli.

    -Eccoli, i giovani reclamano la mamma!-

    Esclamò con lo sguardo sulle stoviglie, mentre una spugna bruna si muoveva in senso circolare sulla superficie del piatto.

    -Una compagna? Uhm...purtroppo non credo sia facile per me amica mia...tu...-

    Asciugando il primo piatto con un panno.

    -Tu sei stata molto fortunata, poiché sei riuscita a fuggire da Dol Guldur...la maggior parte di noi non ha avuto la stessa possibilità purtroppo.-

    Mettendolo via e passando ad un secondo piatto, più lungo e stretto, immergendo un paio di volte.

    -La mia condizione è un bel po' complessa...ma non me ne faccio un problema sai? Sto bene da solo e poi ho altri impegni da perpetrare al momento, come quello di badare alla fattoria, a te e ai bambini quando Bearo non c'è.-

    Spiegò asciugando anche quello e avvicinandosi a lei, allungando le braccia per prendere in braccio il maschio.

    -Posso? Giuro che sarò più delicato di un petalo di lavanda.-

    Chiese con lo sguardo sui feugoletti, i quali dopo la poppata sembravano ben svegli, facendo saltellare gli occhietti qua e la, aprendo e chiudendo le manine mentre piccoli vagiti accompagnavano simpatiche smorfie di quelle faccine tonde e dal colorito roseo intenso.

    -Guarda li...due orsetti, chissà a chi somiglieranno crescendo.-

    Avvicinandosi ancora un po', portando lo sguardo sulla madre.

    -Ei...non preoccuparti, sono sicuro che Bearo sarà a casa presto, e tutto andrà per il meglio...e poi abbiamo gli elfi dalla nostra parte.-
     
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